Filles de la croix

Italia Ritorna in tutte le regioni

Presentazione del Libro di Vita
Apr 14, 2023
  

Presentazione del Libro di Vita al Centro di Meditazione Cristiana di Roma

Domenica 29 gennaio presso il Centro di Formazione alla Meditazione Cristiana (CFMC) Sr Annarita Tabloni ha presentato Il Libro di Vita per Laiche e Laici con le Figlie della Croce.

Ecco il suo intervento

Il Libro di Vita è stato approvato all’unanimità dai rappresentanti Laici e dalle Suore presenti al Capitolo Generale, che si è svolto l’estate scorsa nella Casa Madre a La Puye.

Io ero presente e non vi nascondo quanta commozione abbiamo provato in quel momento!

Questo testo non è nato da un’operazione a tavolino, dalla riflessione di una élite di persone e neppure dalla volontà della Congregazione di proporre delle linee... ma da una esperienza internazionale di condivisione, di ricerca, di fraternità, di preghiera e di azione, vissuta in diverse parti del mondo e per lungo tempo.

Prima di tutto c’è la vita: quella che Dio ci regala ogni giorno, fatta di persone e di situazioni concrete, di incontri, di storie che si intrecciano e attraverso le quali Dio tesse la Sua Storia Sacra.

Questa Vita si è sviluppata ed è cresciuta secondo modalità molto originali e diverse tra loro: attorno a Comunità o a singole Figlie della Croce, nelle parrocchie, nelle scuole, nei luoghi della sofferenza, con i poveri e gli ultimi, nei gruppi e nelle associazioni, nelle attività missionarie più diverse...

Con il passare del tempo

Noi Figlie della Croce abbiamo preso sempre più coscienza di ciò che è scritto all’inizio delle nostre Costituzioni (Regola di Vita).

              “Il dono fatto da Dio ai nostri Fondatori non è nostra proprietà,

ma nostra eredità” (Lumen Gentium 43 ).

 Il senso del nostro esistere sta nel fatto che abbiamo ricevuto da Dio un Dono, un Carisma che è Per la Chiesa e Per il Mondo.

Un Carisma non è mai una “proprietà” privata, esclusiva, riservata, ma una eredità certamente da custodire e da alimentare, ma soprattutto da condividere.

- Da parte dei Laici – in Italia a partire dagli anni 90 – si è passati da una collaborazione in ambito apostolico-missionario-professionale ad una condivisione: momenti di preghiera, frequentazione di comunità sempre più aperte e ospitanti, momenti di vita e di festa, iniziative condivise, tempi di formazione comune.

Il carisma ha in sé una forza di attrazione proprio perché è un Dono di Dio e può diventare per qualcuno, per chi è chiamato a condividerlo, in ogni stato di vita, una via di salvezza e di santità.

Ecco le tappe del cammino che ha portato al Libro di Vita:

  • Anni ‘90 - primi Gruppi Amici... ognuno con il proprio volto originale
  • 1997 - Marsyllis: bicentenario dell’incontro di Andrea Uberto e Giovanna Elisabetta.
  • 2007 - Molante: bicentenario di Fondazione (1807-2007)
  • 2012-14 - Formazione comune Laici–Suore sui luoghi-fondatori
  • 2014 - 1° Incontro Internazionale – Pietre di Fondazione
  • 2014 - Pellegrinaggio a La Puye (Roma-Parma-Chiavenna-Vasto)
  • 2015 - Pellegrinaggio a Roma aperto a tutti i gruppi d’Italia
  • 2016 - Capitolo generale: aprire ai Laici Esprit et Vie
  • 6 giugno 2021 - Beatificazione di Suor Maria Laura Mainetti
  • 2022 - Capitolo generale: approvazione del Libro di Vita  / “Allarga lo spazio della tua tenda...” Is 54
  • 2022 - Chiavenna incontri Laici-Suore a livello nazionale e internazionale

Col tempo è cresciuta l’esigenza sempre più profonda e diffusa nei diversi Paesi del mondo di conoscersi, di camminare insieme, di partecipare più attivamente alla spiritualità, alla vita e alla missione di “insegnare e guarire” della Congregazione.

Parole come: reciprocità - saper dare e saper ricevere - diversità e complementarietà - corresponsabilità - spirito di famiglia - senso di appartenenza...  hanno preso corpo in esperienze concrete.

Da tutto questo vissuto è nato il Libro di Vita!

Alla stesura del testo hanno contribuito tutti coloro che vivono in qualche modo il Carisma (gruppi o persone singole). Anche voi (il CFMC ndr) avete inviato il vostro contribuito, approfondendo le Schede che in questi anni vi sono state inviate e offrendo le vostre esperienze e riflessioni.

Questo cammino di comunione e di condivisione non ha bisogno di qualità straordinarie, di persone molto speciali come sono stati i Fondatori (anche se la Chiesa ha riconosciuto la loro santità) ... ma lo Spirito Santo sempre ci precede e ci accompagna, e saprà aprire cammini nuovi e condivisi per la Chiesa e per l’umanità.

Concludo citando una bella espressione di sr Marisa: “Ci sperimentiamo e ci addestriamo compagni e amici di strada, piccoli, poveri, semplici, fragili e ciò che abbiamo ricevuto gratuitamente lo doniamo gratuitamente”.

(cliccate su di lei e per andare al sito web del CFMC)

Convegno Caritas Italiana
Jun 21, 2022
  

È significativo che proprio all’interno di questo Convegno nazionale della Caritas “Camminare insieme sulla via degli ultimi” venga presentata la figura di Suor Maria Laura.

… seguendo tre vie indicate da Papa Francesco come tre priorità: la via degli ultimi, del Vangelo, e della creatività.

Mercoledì 22 giugno

17.30 | Presentazione dell'audiolibro Caritas-RERUM "Eccomi", su testi di Suor Maria Laura Mainetti

Questo momento del Convegno sarà trasmesso in diretta web tramite il canale youtube di Caritas Italiana.

Alcune immagini del presentimento - link

Presentazione di testimonial di audiolibri (Suor Carolina) - pdf

 

Una casa di accoglienza a Sala Baganza
Apr 21, 2022
  

Verso la fine dell’anno 2018, le suore della comunità di Sala Baganza, lasciano l’immobile, ormai per loro troppo grande e difficile da gestire, per nuove destinazioni: Vasto, Langhirano, Roma.

Partire è un po’ morire…” ma per una nuova vita, più aperta, più ricca, fatta di tanti colori diversi. Infatti, nel dialogo con la Caritas diocesana si delinea la possibilità di dare alloggio a due famiglie italiane incaricate di gestire l’accoglienza di famiglie o di singole persone migranti, per un cammino di inserimento e di integrazione, in collaborazione con le istituzioni del posto. Le Figlie della Croce aderiscono al progetto e le famiglie danno la loro disponibilità.  

Cammino di pazienza, di attesa, ma che alla fine vede realizzato il sogno di servire la vita, senza barriere di lingua, nazionalità, religione.

Lasciamo la parola ad una famiglia, costituita da genitori e due figlie già abbastanza grandi.

“Abitiamo il secondo piano della vostra casa di Via Garibaldi, 17 sita in Sala Baganza.

Il papà, Francesco, fu il fondatore, assieme ad un collaboratore, delle prime cooperative sociali a Parma, progetto maturato dall’osservazione e dallo studio dei bisogni sociali presenti nella città di Parma, sia a livello dei singoli, che delle famiglie aventi o meno disabilità di qualsiasi tipo, all’interno del nucleo.

Francesco continua questa esperienza di conduzione di una cooperativa sociale con attività di copisteria, per l’inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi svantaggiati.

Io, Cristina, vengo da un’attività di amministrazione, contabilità, paghe ecc., dalla passione per lo studio delle erbe medicinali, e dal mondo del volontariato presso disabili.

Lungo il corso degli anni, in famiglia, abbiamo continuato l’osservazione dei bisogni sociali del territorio inerenti i giovani, ma soprattutto relativi alle famiglie e abbiamo predisposto progetti caritativi per giovani e famiglie con presenza di disabili.

Tutto questo è maturato sotto la Croce di Cristo che abbiamo indegnamente tenuta ben stretta nel tempo e che ha fatto crescere in noi il desiderio di restituire al Padre tutto il bene ricevuto, di rendere partecipi i fratelli o sorelle di un così grande Amore, di avere la grazia di vivere concretamente il Vangelo.

Svariati eventi della vita ci hanno condotto alla Caritas diocesana e la Presidente ci propose di far parte del progetto relativo all’accoglienza nella casa comunitaria di Sala Baganza di proprietà delle Figlie della Croce, che non conoscevamo.

Reduci da queste esperienze e vedendo la possibilità di dar corso ai nostri progetti, abbiamo accettato.

Nella vostra casa, al primo piano, risiede l’altra famiglia che ha aderito a questo progetto. Non ci conoscevamo e ci siamo incontrati una o due volte, prima di iniziare questa avventura.

Nell’anno 2020, nel mese di agosto, ci siamo trasferiti nella vostra casa.

Nel mese di settembre/ottobre sono state accolte due famiglie provenienti dal Sudan, arrivate attraverso corridoi umanitari, con figlie dall’età compresa tra i sei mesi e i sei anni.

Abbiamo invocato lo Spirito Santo, per avere la luce e la forza per rispondere a questa emergenza.

Ci siamo guardati negli occhi e nei loro abbiamo visto paura, diffidenza, pretese e speranze. Abbiamo allargato le braccia e così è iniziato tutto.

Velocemente siamo riusciti ad abbattere le barriere e abbiamo iniziato a vivere “alla pari”.

Abbiamo vissuto questa accoglienza praticamente, considerando le famiglie accolte come estensione delle nostre, in semplicità.

Abbiamo risposto ai bisogni primari: un tetto pulito ed accogliente, cibo, acqua, biancheria, abiti, scarpe e amicizia.

Abbiamo potuto sperimentare un diverso modo di vivere, diversa religione, differenti abitudini, usi e costumi. E ci siamo vicendevolmente arricchiti.

L’obiettivo di questa accoglienza è stato di accettare a priori le differenze culturali, sforzo fatto in entrambi i sensi, di dare una veloce e utile preparazione sul comportamento da tenere per affrancare le famiglie e permettere loro di ben inserirsi nella nostra società.

È stata un’esperienza di vita insieme: sono stati ascoltati, consigliati, diretti, accuditi, curati, confortati, sgridati… tutto al fine del raggiungimento dell’obiettivo.

Siamo stati anche rallegrati dall’apprendere che una nuova vita era arrivata ad allietare la famiglia del primo piano. Ci siamo sentiti chi nonni, chi zii. Sicuramente orgogliosi che fosse accaduto qui. Nuova vita, nuovo inizio, nuova terra.

Nemmeno la differenza di lingua è stata un ostacolo. Alcuni di noi parlano inglese e francese per cui la comunicazione era agevolata ed abbiamo anche usufruito, in larga misura, di google traduttore.

Tutto senza giudicare.

Sono stati portati a fare la spesa, ad acquistare piccoli capi d’abbigliamento poiché potessero comprendere il valore del danaro e come gestirlo.

Nel mese di maggio 2021 la Caritas ha trovato in Parma appartamenti adatti per la seconda accoglienza di queste famiglie e ci siamo da loro accomiatati con la consapevolezza che il bellissimo legame che si è formato tra noi, a volte molto impegnativo, non si spezzerà mai, perché nei cuori c’è spazio per tutti.

Per donarci forza, chiarezza, unità di vedute c’è stato e c’è bisogno di momenti di preghiera comune ed è quello che condividiamo con l’altra famiglia che accoglie al primo piano.

Attualmente nella vostra casa sono accolte tre famiglie: una arrivata dalla Tunisia attraverso la mediazione dei servizi sociali, alloggiante al piano terra e composta da papà, mamma e quattro figli dei quali due gravemente disabili e altre due famiglie arrivate nei primi giorni del mese di marzo provenienti dalla tormentata terra ucraina.

Una famiglia proviene dai dintorni di Kiev: una mamma con quattro figli. L’altra famiglia, mamma con due figli e due nipoti, proviene dai dintorni di Odessa. L’età dei figli è compresa tra i sei e i diciassette anni.

Ci siamo avvicinati a loro col cuore in mano e i nostri occhi nei tristi occhi dei bimbi. Ed abbiamo avuto la gioia di vedere mutare la tristezza di quegli occhi in serenità, perché anche loro sono diventati per noi figli e nipoti e il sentirlo ha permesso loro il cambiamento.

Queste famiglie hanno abitudini europee e donne presenti sul territorio per cui è stato più semplice entrare in comunicazione e comprendersi. Hanno una rete di conoscenze ed aiuti di comunità ucraine molto attive.

Siamo loro vicini e crediamo che questa sia la cosa fondamentale di cui hanno bisogno. Ci occupiamo anche di rispondere ai loro bisogni primari, esattamente come abbiamo fatto nella prima accoglienza.

In questo cammino siamo affiancati dalla Caritas diocesana che ci segue passo passo, dalla Caritas parrocchiale che fornisce tutto il supporto necessario di beni primari, dal parroco Don Giovanni per l’ascolto e la preghiera, dal gruppo famiglie della parrocchia che ci ha fatto commuovere per la disponibilità e generosità, dalle Suore Figlie della Croce, senza le quali tutto questo non sarebbe stato possibile.

Per cui, ora e sempre: grazie a Dio!!!!!!!

Vi chiediamo di continuare ad accompagnarci con la preghiera. Noi facciamo lo stesso.

Buon cammino per la vostra missione e, in comunione per accogliere e servire, secondo le nostre possibilità, chi incontriamo sul nostro cammino.

Cristina Stocchi

Insegnare e guarire con la Meditazione Cristiana
Oct 21, 2021
  

Il 9 ottobre presso la Casa Provinciale di Roma Suor Susana Felice, Superiora Generale, suor Anna Maria Di Pietro, Regionale dell’Italia e suor Gracy Cabalette, Assistente Generale hanno incontrato una rappresentanza del Centro di Formazione alla Meditazione Cristiana (CFMC). All’incontro ha partecipato anche sr Marisa Bisi, fondatrice del centro.

Oggi nel mondo ci sono tanti gruppi di laici, più di 80, che si ispirano al carisma delle Figlie della Croce (FdlC). Dal 2014 con un incontro internazionale a La Puye è iniziato un cammino. Una tappa importante si è svolta la scorsa estate in un nuovo incontro delle suore e dei rappresentanti dei laici. Qui si sono gettate le basi per definire un cammino spirituale, un Libro di Vita, che accomunerà i diversi gruppi di laici toccati dal carisma.

La “famiglia laici e suore” è un universo molto variegato di gruppi e di persone. Col Libro di Vita si è cercato di definirne i punti comuni. Al centro c’è la Parola di Dio fondamento per la missione di “Insegnare e Guarire”.

Sr Susanna ha ricordato come il Centro di Meditazione rappresenta una realtà particolare tra quelle ispirate dal carisma delle FdC anche per il riconoscimento ufficiale che ha ricevuto dalla Chiesa per il servizio che svolge.

Con la meditazione Cristiana il CFMC lavora alla costruzione della persona a partire dalla Parola di Dio. La meditazione cristiana è un modo di incarnare il carisma dell’insegnare e guarire al servizio della Chiesa. Per la Congregazione e per gran parte della famiglia questo è  qualcosa di nuovo che può  arricchire la famiglia e la Congregazione. A sua volta il centro di meditazione può arricchire la propria spiritualità continuando ad alimentarsi del carisma e nell’incontro con le esperienze incarnate in modi diversi dalla Congregazione e dagli altri gruppi di laici. I rappresentanti del centro di meditazione hanno ribadito la necessità di continuare a nutrirsi del carisma delle FdC e di approfondirlo.

Diversità, ricchezza, complementarietà rappresentano gli elementi che caratterizzano la famiglia laici e suore FdC. La particolare incarnazione del carisma rappresentata dal Centro di Meditazione è quella di rispondere al bisogno di spiritualità contribuendo con la meditazione alla costruzione della persona.

Sr Susana ha detto che la Congregazione non è la proprietaria del carisma, ma lo ha ricevuto e lo ha incarnato nella vita religiosa e nel servizio. Allo stesso modo lo hanno ricevuto i laici incarnandolo in diversi modi nella loro vita professionale, familiare e nel loro particolare modo di svolgere la missione. Insieme laici e suore possono  mettersi al servizio dei piccoli e dei poveri come ci hanno insegnato i fondatori. E piccolezza e povertà, secondo il centro di meditazione, non sono solo materiali, ma possono essere anche spirituali.

Per saperne di più ecco il link dell’incontro su Youtube

Serata di preghiera a Villatico
Feb 19, 2021
  

Un benvenuto a tutti voi presenti e a chi ci segue da casa attraverso il canale You Tube della comunità pastorale e la diretta streaming. Un saluto particolare a Suor Susana, Superiora Generale delle Figlie della Croce, che ha visitato questa chiesa sui passi di Suor Maria Laura lo scorso settembre, che ci segue in collegamento dalla casa madre a La Puye in Francia, un saluto a Suor Anna Maria Superiora Regionale presente lo scorso giugno alla celebrazione in memoria di Maria Laura, collegata da Roma e a tutte le suore che sono collegate dalle varie case sparse per il mondo. A tutte loro il benvenuto a questo momento di preghiera e riflessione dalla chiesa di San Bernardino di Villatico, la chiesa dove Teresina ricevette il battesimo il 22 agosto 1939 e gli altri sacramenti, dove maturò la propria vocazione fino a quell'invito "devi fare qualcosa di bello per gli altri".

 Iniziamo questo momento con il canto CANTO LA GIOIA, durante il quale le suore presenti porteranno al fonte battesimale un cero acceso, segno del raggio di luce che la notte del 6 giugno 2000 squarciò il buio della sera e il buio del cuore delle ragazze che ricevettero il perdono per il gesto che stavano compiendo.

 Monizione iniziale

 (Una suora) La nostra Fondatrice, Santa Giovanna Elisabetta, ha orientato la sua vita su queste parole: “Prendo sul serio l’impegno del mio Battesimo”.

Noi, Figlie della Croce, come suor Maria Laura, facciamo della nostra consacrazione un vero impegno per vivere in profondità il Battesimo: è questo il significato del gesto che poniamo.

(Un laico) Noi tutti, qui presenti, che abbiamo ricevuto gratuitamente questo grande dono, oggi siamo invitati a benedire il Signore perché ci ha scelti e ci ha voluto suoi figli.

Nel silenzio del nostro cuore, partecipiamo anche noi a questo gesto, rinnovando il nostro impegno per prendere sul serio il nostro Battesimo e aderire a questo Suo grande dono d’amore.

 Canto iniziale     Canto la gioia: Youtube

 (durante il canto le suore porteranno un lumino acceso al fonte battesimale
dove Suor Maria Laura è stata battezzata – un simbolo del raggio di luce)

 

(Per leggere l'intera celebrazione clicca qui pdf)

(Per vedere la celebrazione clicca qui Youtube)

UNA GRANDE RICCHEZZA
Nov 23, 2020
  

Tre gruppi riuniti fra loro online: un gruppo a Roma, presso la Casa Provinciale, un gruppo a Traversetolo ed un gruppo dal Teatro Comunale di Chiavenna. Altri erano collegati dalle loro case. Così si è svolto lo scorso 27 settembre scorso un grande incontro della Famiglia Laici e Suore Figlie della Croce. La riunione è stata guidata da Roma da don Marco Vitale, un sacerdote della Diocesi di Roma che, dopo una lunga esperienza nelle parrocchie di Roma e in alcuni servizi di carattere diocesano, si occupa attualmente della formazione permanente del clero, in particolare, come formatore e accompagnatore in percorsi di integrazione psico-spirituale.

Il tema dell’incontro era incentrato sulle dinamiche del passaggio da istituto religioso a famiglia carismatica, naturalmente riferito alle Figlie della Croce.

Don Marco ha ricordato come ogni istituto valorizza un aspetto dell’unico, infinito carisma, che è quello della Chiesa. Pensare di trasformare l’istituto in famiglia ecclesiale vuol dire allora lavorare affinché il carisma venga nutrito di nuova linfa. Questo cammino può consentire di tornare alle radici del carisma liberandolo da quelle sovrastrutture che si sono formate nei secoli. Nel 2014 con la “Carta di vita per un cammino di fraternità fra laici e suore” sono state individuate le priorità: la Parola di Dio, la preghiera, l’Eucarestia, il Battesimo e Maria. Ma queste non sono altro che le priorità di ogni Cristiano, in particolare se “prende sul serio” il suo battesimo. E poi l’attenzione ai poveri. Oggi ci sono dei poveri che non si vedono, sono quelli della porta accanto, che si possono vedere solo con gli occhi del cuore. E poi ci sono le povertà spirituali. Insegnare e guarire: insegnare significa insegnare come vivere oggi il messaggio cristiano e guarire significa anche, e forse soprattutto, prendersi cura delle malattie spirituali. E non è facile.  E poi guarire i complessi mali psicologici del nostro tempo. Vivi e fai vivere: per far vivere bisogna vivere pienamente, come una madre che vuol dare alla luce un figlio deve essere piena di vita. Se non abbiamo vita non possiamo donarla. Il Vangelo è per tutti, per ogni stato di vita, ma è importante in una famiglia lavorare insieme.

Quando si vuol costruire una famiglia spirituale bisogna guardare come esempio alla famiglia umana e, come diceva il Buon Padre, bisogna avere i piedi per terra. I religiosi devono avere i piedi per terra per consentire ai laici di guardare verso il cielo e così i consacrati possono meglio comprendere cosa vuol dire il concreto della vita di oggi. La famiglia si fa insieme con ruoli chiari, distinti, con confini chiari, se davvero si vuole veramente riunire una famiglia intorno ad un carisma. Bisogna evitare quelli che don Marco ha chiamato invischiamenti e triangolazioni, in pratica favoritismi e rapporti non chiari ed ogni tipo di manipolazione. In questo modo si cresce in una “libertà reale” e non solo proclamata. Una famiglia ecclesiale non va fatta per rispondere al calo delle vocazioni e non si fa per fare delle mezze suore e dei mezzi laici, ha detto don Marco. Si fa invece per vivere pienamente lo stato di vita che ciascuno ha scelto. Una famiglia si fa per stare insieme e quindi è essenzialmente un’esperienza di relazioni. Le relazioni sono faticose, ma, se sono autentiche, diventano feconde. Obiettivo della famiglia è dunque attualizzare il carisma, che è la via preferenziale per raggiungere la maturità spirituale, che consiste essenzialmente nel donare la vita con umiltà.

Don Marco ha concluso con quattro suggerimenti per nostra famiglia ecclesiale:

  1. puntare ai carismi più grandi come diceva S. Paolo, volare alto;
  2. spendere ogni energia per la formazione di tutte le componenti della famiglia;
  3. sviluppare una progettualità concreta verificata e verificabile;
  4. evitare i battitori liberi, i corridori solitari, senza tuttavia mortificare l’iniziativa personale coraggiosa.

Davvero tanta, tanta ricchezza, donata alla Famiglia figlie e figli della Croce che poi è risuonata nei lavori di gruppo e ha dato luogo ad uno scambio di idee e di esperienze tra i vari gruppi in un autentico clima di ascolto.

Omelia del Vescovo Oscar Cantoni
Jun 20, 2020
  

Chiavenna, Chiesa di San Lorenzo

 Omelia del Vescovo Oscar Cantoni

6 giugno 2020

 

            Amati fratelli e sorelle che siete qui raccolti in rappresentanza di tante altre persone di Chiavenna, della Valle, della Diocesi di Como e di altre località.

             Nel firmamento di Dio, da venti anni brilla una stella e questa stella ha un nome e una storia: è Suor Laura. Le stelle sono un punto di orientamento per i naviganti e noi siamo dei naviganti molto inquieti, molto paurosi che cercano una direzione e allora si rivolgono a lei: una stella lucente che brilla del sole di Dio.           

            È bello pensarla tra i Santi della porta accanto, come li chiama Papa Francesco. Sono delle persone del tutto ordinarie, molto semplici, umili che sprizzano santità da ogni parte della loro persona, con molta semplicità, naturalezza nella grazia di Dio. 

            Santa della porta accanto perché Suor Laura ha vissuto tra noi, quindi in un ambiente come il nostro, direi del tutto ordinario. Fa parte della nostra storia, della nostra terra, del nostro cammino di fede. Ha condiviso anche le fatiche e le difficoltà, le sofferenze e le lacrime del popolo di Dio, perché noi siamo così, pieni di fragilità e di debolezza. Ma è diventata sempre di più quella che già si faceva conoscere da viva sulla terra: una persona attraente per la sua bontà, per la sua semplicità, per la sua capacità di accoglienza, per la sua tenerezza, per la sua pazienza, per la sua delicatezza, il suo impegno verso tutti, soprattutto verso i poveri, gli ultimi, i giovani: così tutti la sentono vicina. 

            È molto interessante leggere le preghiere che tutto il popolo di Dio ha scritto e che vengono riportate sul libro che è vicino alla sua tomba. Sono persone di tutte le età, dai bambini agli anziani, delle persone adulte felici o tribolate: tutti si rivolgono a lei con confidenza, con fiducia, manifestandole tenerezza che è virtù tipicamente umana, ma direi anche tipicamente cristiana in un mondo così pieno di efferatezza, di solitudine, di qualunquismo. Suor Laura è stata una donna che ha vissuto una vita piena di attenzioni, una vita vigile nei confronti di tutti, nei confronti soprattutto di chi ne aveva più bisogno. 

            Ma noi dobbiamo fare un passo oltre e domandarci: “Da dove le veniva questo cuore così immacolato, da dove le veniva questa tenerezza che le era spontanea?”. Le veniva dall’essere stata guardata con amore da Gesù, così come è stato guardato con amore il pubblicano Matteo che non era certo uno stinco di santo. Sappiamo bene che mestiere faceva, eppure Gesù, in un momento preciso della sua vita, ha fatto irruzione nella storia di questa persona, il quale sentendosi chiamato, teneramente amato, ha deciso di cambiare vita e di seguire Gesù. 

            Possiamo commuoverci dal fatto che Suor Laura si è sentita teneramente amata dal suo Gesù, dal suo Sposo Divino. Lo ha voluto imitare con la croce, assomigliandogli in tutto e per tutto, fino a morire perdonando, perché questa è la novità. Tanti, purtroppo, vengono uccisi dalla cattiveria umana. Ma lei è morta, uccisa, perdonando, come Gesù dall’alto della Croce. Questo perdono è frutto di una vita in cui, essendo stata amata, si è allenata al dono di sé fino alla fine, fino al dono più grande: consegnare la propria vita, per amore, nel perdono.

             Ebbene abbiamo certo motivo di credere che la Chiesa molto presto attesterà questa donna come un punto di riferimento per tutti noi. I beati noi li osanniamo per la loro grandezza, sono i nostri intercessori presso Dio e, nello stesso tempo, diventano delle persone così attraenti che ci aiutano e ci convincono che la vita cristiana è bella, che la vita cristiana è attraente, che la vita cristiana ci permette di vivere una vita profondamente umana: la cultura della tenerezza e la cultura della misericordia. 

            Sia così molto presto, a tal punto da poterla annoverare tra il coro dei Beati e sentire che la sua intercessione nei confronti di ciascuno è potente presso Dio Trinità, Misericordia.

Amen

SUOR MARIA LAURA Figlia della Croce: UN RAGGIO DI LUCE
Jun 2, 2020
  

6 giugno 2000: Suor Maria Laura, in “uscita” per rispondere ad una giovane in difficoltà, è tradita e sacrificata a Satana. Lei saprà trasformare quella sera di tenebra in una meravigliosa esperienza di luce col suo: “Eccomi! Signore, perdonale”.

Avremmo desiderato celebrare il ventesimo anniversario di questo “passaggio di Dio a Chiavenna”, con un’elevazione spirituale che si ispirasse alle sette ultime parole di Gesù in Croce, ma la pandemia ha tutto sospeso.

Vogliamo ricordare, ora, Suor Maria Laura con le sue parole, le stesse che avevamo scelto per “attualizzare” quelle di Gesù Crocifisso.

Suor Maria Laura ha perdonato di cuore perché viveva quanto aveva scritto:

“Misericordia è l’identità di Dio che si manifesta in atteggiamenti di pietà, compassione, tenerezza, perdono, amabilità, benevolenza…”

“…Annuncerò ai ragazzi che credere in Cristo significa essere capaci di amare e di perdonare”.

Mons. Maggiolini, allora Vescovo di Como, aveva scritto: “Forse più di uno in cuor suo ha avvertito un segreto rimprovero a te, Suor Maria Laura, perché ti sei esposta al rischio e al pericolo quando era saggio e prudente starsene tranquilla nella tua casa.  Questi sono ragionamenti utilitaristi. La carità, invece, è paziente, è benigna… non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto…Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta… Una cosa è la prudenza e un’altra cosa è la tenerezza di chi dona senza riserve”.

E Papa Francesco ripete più volte:

“Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo…”

 Suor Maria Laura amava particolarmente Maria, la Madre addolorata, ai piedi della Croce. La contemplava:

“Maria, dal cuore trafitto, ai piedi della Croce, ha vissuto fino in fondo al suo umile posto, con una fede senza cedimenti. Ha compreso più di ogni altro il cuore di suo Figlio e in esso ci introduce. “.

“Come Maria ai piedi della Croce siamo chiamati ad essere accanto ai crocifissi del nostro tempo, per condividere, servire, evangelizzare le povertà che incontriamo sulla nostra strada”.

Anche lei ha conosciuto momenti difficili nel vivere la volontà di Dio. Scrive, infatti:

“Anch’io come Pietro sono tentata di dirti: “Non ti conosco” …Sì, preferirei conoscerti potente, forte, subito vincitore… invece bisogna attendere: una lunga attesa, un’attesa dolorosa che sa di sconfitta, insuccesso, fallimento, derisione, rifiuto. Faccio fatica ad attendere che tu sia vittorioso e vincitore in me”.

Il progetto di vita di Suor Maria Laura era: “Fare qualcosa di bello per gli altri”. Si è donata a piene mani a tutti, in modi diversi. Pochi mesi prima della sua morte aveva scritto:

“Essere disponibili a tutto per gli altri, sino a dare la vita come Gesù”.

 Ma un’attenzione particolare l’ha sempre riservata ai giovani. Per loro, infatti, si è donata fino alla fine.

Così parlava dei giovani:

“…poveri…Sì, perché spesso disorientati, sradicati, plagiati, che soffocano un grido di vita inespresso”.

“Sento l’urgenza di accompagnarli e chiedere aiuto a Gesù… non hanno punti di riferimento. Gesù, fa’ qualcosa. Facci capire in che modo essere la tua mano, il tuo gesto, il tuo prolungamento”.

Cosciente della sua povertà, spesso si abbandonava al Padre:

“Signore, prendi il poco che sono e la miseria che sono. Ti dono tutto, che non mi tiri mai indietro con la scusa comoda “non sono capace”. Per Te, per il Regno, per l’annuncio, io sappia dare sempre, dare tutto senza paura, senza vergogna, senza temere per il risultato o per la brutta figura. L’importante è dirti sì quando mi chiedi i miei 5 pani e i miei 2 pesci. Anche se gli altri non li apprezzano, anche se mi sembrano inutili”.

La sera di quel 6 giugno, Maria Laura ha squarciato quel tremendo buio con la forza della sua invincibile fede! Il suo volto “crocifisso” è un grido di luce e di vita lanciato al mondo.

Poco più di un anno prima della sua morte, Maria Laura affermava:

“Sentiamoci in cammino verso un amore che va oltre questa stessa vita, verso il Padre il cui sguardo si posa con tenerezza su ciascuno di noi”.

Ed ecco quanto abbiamo letto sugli appunti che Suor Maria Laura aveva lasciato sul tavolo della sua camera:

“Soprattutto viviamo nell’attesa della sua venuta finale, quando mi chiamerà in Paradiso”.

Da lassù, Suor Maria Laura, continua, a “fare qualcosa di bello” per tutti noi!

 

Sr. Beniamina Mariani,fdc

Elisabeth a Ponte di Nona
Mar 28, 2020
  

Elisabeth con AlessandraMi presento: sono Elisabeth, novizia del Burkina Faso, e ho trascorso uno stage di circa tre mesi nella comunità di Ponte di Nona (Roma).
Desidero condividere con voi qualcosa che ritengo molto importante. In Italia le vocazioni religiose e sacerdotali sono meno numerose rispetto all’Africa, per questo è più difficile “seminare” questo desiderio nel cuore dei fanciulli.

 A Ponte di Nona ho avuto la possibilità di passare in diverse classi di catechismo per testimoniare la mia esperienza vocazionale.
Perché vuoi diventare suora?”, era la domanda più ricorrente, ma anche molte altre: come e quando ho cominciato a sentire questa chiamata, come ha reagito la mia famiglia di fronte a questa scelta, come ho conosciuto le Figlie della Croce, se ho nostalgia del mio paese, se mi trovo bene qui in Italia e se mi piacerebbe tornarvi, come vedo il mio futuro...
Con gioia ho cercato di rispondere, raccontando in modo semplice qualcosa della mia storia, sottolineando prima di tutto il dono ricevuto: l’amore per Cristo, per il vangelo, per i piccoli e i poveri che desidero servire con il dono della mia vita.

Madonna della FiduciaPoi, nella settimana dal 26 gennaio al 2 febbraio abbiamo accolto in parrocchia l’immagine della MADONNA DELLA FIDUCIA, particolarmente venerata nel Seminario Maggiore di S. Giovanni in Laterano a Roma.

Ogni pomeriggio i seminaristi, a due a due, hanno animato l’incontro di catechesi per i diversi gruppi di ragazzi radunati in chiesa insieme alle loro famiglie. Hanno raccontato la loro personale vocazione e hanno offerto la propria testimonianza di vita alla sequela di Gesù, rispondendo a tutte le domande poste dai ragazzi.

 Sempre durante questa settimana, allo stesso tempo “mariana” e “vocazionale”, un biblista ha tenuto una catechesi serale agli adulti con la meditazione della parabola del seminatore dal vangelo di Marco (4,1-20). Ha insistito sulla fiducia in Dio e anche in se stessi: non esiste una vita senza difficoltà, ma occorre “tener duro” confidando in Gesù sofferente.

Cardinale e giovaniLa sera di venerdì 1° febbraio, Sua  Eminenza il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario generale di Papa Francesco per la Diocesi di Roma, è venuto tra noi per incontrare i giovani della Prefettura. 
Ci siamo meravigliate di tanta partecipazione!

Attraverso un dialogo semplice e diretto, il Cardinale ha risposto alle domande preparate dai giovani delle diverse parrocchie.
In particolare, comunicando la sua personale storia vocazionale, ha detto come la preghiera sia stata la forza che ha alimentato la sua fiducia in Colui che lo chiamava e gli ha dato il coraggio di rispondere Sì per la sua missione d’amore.

Cardinale e comunitàInfine, domenica 2 febbraio, nella solenne concelebrazione delle ore 10 abbiamo ringraziato il Signore per il dono delle vocazioni nella Chiesa.

 Anche la nostra comunità per tutta la settimana ha pregato per le giovani in formazione nella nostra Congregazione e per quanti sono in ricerca della propria vocazione.

 

Elisabeth, novizia del Burkina Faso

Celebrazione con Seminaristi

Come leggere l’esperienza del coronavirus?
Mar 24, 2020
  

Improvvisamente, noi che ci ritenevamo padroni di tutto e di tutti, ci sentiamo impotenti, feriti, fragili, insicuri.

Nelle nostre agitate città, sulle nostre strade rumorose e affollate, è sceso un SILENZIO sconosciuto che fa “TANTO RUMORE” perché, improvvisamente grida al nostro cuore verità mai prese in considerazione.
Ogni luogo che accoglieva gruppi di persone è vuoto, è chiuso.
Persino la S. Messa è celebrata dai Sacerdoti a porte chiuse.

Le scuole sono chiuse, ma le relazioni proseguono, anche se in modo diverso: finalmente i social network sono usati in modo positivo! 
Nelle grandi città, dai balconi si comunica e ormai si conosce tutto dei coinquilini. Si crea una bella rete di solidarietà e si inventano nuovi modi per stare insieme.
Appuntamento alle ore 18 di ogni giorno per cantare insieme dai balconi: l’inno di Mameli, canzoni vivaci di ieri e di oggi. Il desiderio è anche di raggiungere i medici, il personale sanitario e tutti quelli che si prodigano per i malati, per esprimere loro tutta la riconoscenza dell’intero Paese.

È incredibile, ma ci sembra di essere in un mondo sconosciuto e riscopriamo in modo nuovo tutto ciò che, nel nostro quotidiano, sembrava ovvio e non impegnava la nostra attenzione: la famiglia, la comunità, la fraternità…
Quale riscoperta della preghiera oggi, e quanta preghiera sale a quel Dio che per molti sembrava non avere diritto di cittadinanza” tra noi!
Sì, un semplice virus ha sconvolto il mondo intero… E noi che credevamo di essere “onnipotenti” con le scoperte della scienza e della tecnica, prendiamo coscienza che il futuro non è nelle nostre mani, ma solo il presente. 
Così qualcuno ha scritto: “So di non aver altro che questo piccolo giorno di oggi da donare a Colui che mi chiama tutti i giorni, ma come dirgli sì per tutti i giorni, se non gli dono questo piccolo giorno qui? Dio ha mille anni per fare un giorno; io ho solo un giorno per fare qualcosa di eterno: L’OGGI”.
La Chiesa è vicina al popolo e indichiamo solo alcuni gesti significativi che hanno segnato la collettività.

Molto significativo il gesto del Papa. Domenica 15 marzo, poco dopo le 16, si è recato prima a Santa Maria Maggiore per rivolgere una preghiera e portare un omaggio floreale alla Vergine, Salus populi Romani.
Poi, percorrendo un tratto a piedi si è recato, come in pellegrinaggio, nella chiesa di San Marcello al Corso, dove si trova il Crocifisso miracoloso che nel 1522 venne portato in processione per i quartieri della città perché finisse la 'Grande Peste' a Roma. Anche qui ha deposto un omaggio floreale e ha pregato perché sia debellato questo flagello in tutto il mondo.

L’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, mercoledì 11 marzo è salito sulle terrazze del Duomo e ha innalzato un'accorata invocazione a Maria, alla Madonnina, simbolo religioso e civile di Milano. La preghiera è un video messaggio come sostegno e incoraggiamento per tutti i fedeli delle Diocesi.
«O mia bela Madunina che te dominet Milan… conforta coloro che più soffrono nei nostri ospedali e nelle nostre case; sostieni la fatica dei tuoi figli impegnati nella cura dei malati; infondi sapienza nelle decisioni, aiutaci a rifiutare le immagini di un Dio lontano, indifferente, vendicativo; non permettere che noi ci dimentichiamo di coloro che soffrono vicino e lontano per l’assurdità della guerra, l’ingiustizia della miseria». Sono queste alcune delle parole della preghiera che l'arcivescovo di Milano ha pronunciato ai piedi della statua della Madonna che sovrasta il Duomo di Milano.

Il Parroco di Castiglione d’Adda il 24 febbraio 2020, dopo aver celebrato da solo, in una chiesa vuota, senza fedeli, con i paramenti sacri, esce sul sagrato della chiesa e con il Santissimo benedice idealmente tutto il paese. E il paese di Castiglione d’Adda, nel cuore della Bassa isolata per il virus, è deserto, silenzioso. L’unico sussurro è quello della paura. Ecco alcune parole del parroco: "C’è molta preoccupazione nella comunità, ma rimaniamo tutti insieme, in una rete di profonda unità. Il clima è di sofferenza, ma c’è reale partecipazione di tutti", e rivolto ai suoi fedeli incoraggia: "Vi invito ad incrementare la preghiera. Ci sentiamo impotenti di fronte a questi fatti. Anche io ho pianto di fronte alla statua della Madonna ma pregare è già sperare".

La Conferenza episcopale italiana ha invitato ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce), simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21 di giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia. Alle finestre delle case si è chiesto di esporre un piccolo drappo bianco o una candela accesa”. Il Papa, in collegamento, ha introdotto la preghiera: “Questa sera preghiamo uniti, affidandoci all’intercessione di San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia, Custode di ogni nostra famiglia. Anche il falegname di Nazareth ha conosciuto la precarietà e l’amarezza, la preoccupazione per il domani; ma ha saputo camminare al buio di certi momenti, lasciandosi guidare sempre senza riserve dalla volontà di Dio”.

 

Sr Carolina Malacarne, fdc

La Postulante Milena Gileno in Costa d’Avorio
Mar 11, 2020
  

Dal 21 gennaio 2020 al 3 febbraio 2020 sono stata in Costa d’Avorio per conoscere meglio il carisma delle Figlie della Croce vivendo, anche in altre comunità, con le suore e i piccoli ed i poveri, nella missione dove sono state inviate. È stato bello vivere insieme condividendo in semplicità tutto come dono: gli incontri e le diverse esperienze insieme. A volte ho potuto collaborare, a volte ho semplicemente osservato, ascoltato, dialogato e pregato insieme. Sempre comunque ho accolto tutto nel cuore, cercando di far tesoro di ogni istante.

Ho ricevuto una calda accoglienza ad Abidjan, a Boniérédougou e a Khorogo. Le sorelle sono state premurosissime in ogni gesto: chi mi è venuta a prendere, chi ad accompagnare: fiori, biglietti, acqua, cibo gustoso, sorrisi; mi sono sentita a casa in ognuna delle 3 comunità.

Prima tappa è stata la comunità di Boniéré. Tra le altre cose, mi hanno offerto l’immagine di Gesù Misericordioso, che ho gradito in modo particolare, perché importante nella mia scelta vocazionale… Ho contemplato la natura, frutti e fiori belli e buoni. La mattina sveglia presto con il canto del muezzin e quello del gallo… con fatica, ma con gioia per andare insieme all’Eucaristia ad attingere l’energia per iniziare la giornata, con la gratitudine e con l’entusiasmo che mi è stato “contagiato”. Insieme a Suor Marie, Clémentine e Adéle, ho visitato la scuola, con classi numerose e povere di mezzi, dove ci sono alcuni bambini adottati a distanza. Ho visitato anche il distretto sanitario dove c’erano 2 mamme con neonati e ho gioito per il dono della vita. A causa del furto di galline e uova subíto dalle suore, ho conosciuto anche il grande pollaio, costruito dalle suore per dare futuro a tanti giovani in difficoltà. Ho osservato come le suore lavorano nell’orto, come curano galline ed anatre… e come accolgono varie persone che vengono alla comunità. Chi cerca un po’ di ascolto e di fraternità, chi un po’ di aiuto perché manca il latte per il neonato, chi chiede vestiti, ecc… Le suore disponibili e attive in tutto. Sono state diverse le attività: catechismo con tanti bambini e ragazzi… e poi altri incontri al villaggio, andando a casa di alcuni poveri… Tutti laboriosissimi, anche i ragazzi che attingono l’acqua al pozzo, le donne con cesti pesanti sul capo, bambini che giocano coi fratellini. La domenica S. Messa con tanti canti e gesti d’offerta, tutti al servizio di tutti… portando il Vangelo con la vita, con amore. Ho incontrato tante persone: sempre strette di mano e scambio di sorrisi e di qualche parola tutti insieme…

Dopo alcuni giorni, partenza per Korhogo e ancora viaggio su strade dissestate, quasi impraticabili, a volte asfaltate, a volte in terra battuta, e sempre, ai bordi, venditori di banane, di animali selvatici cacciati, di stoffe tessute a mano, coloratissime. La comunità Sainte Elisabeth, in mezzo a tanti bambini vivaci e gioiosi, è al centro di una scuola, chiesta circa 60 anni fa dal Vescovo, per educare le bambine che non venivano accolte dalle scuole locali. La sera siamo andate ad una festa della parrocchia, ho conosciuto anche le suore della comunità di Sant'Andrea Uberto, casa Regionale, ed anche altre religiose della zona... Con le suore Janine, Emmanuelle, Giovanna e Denise, ho visitato il centro don Orione Antenne de Korhogo e ho ricevuto sorrisi, saluti, incontri e spiegazioni sulla missione con i ragazzi e bambini disabili, accolti con le loro famiglie. Il centro è il luogo di una missione di cura ed attenzione alle persone ed ai malati per poterli mettere in piedi e farli rinascere a vita nuova, come ho visto ed ascoltato dalle testimonianze. Le persone guarite sono i frutti dell'albero di vita fatto di foglie colorate, cui ognuno dà il suo contributo, insieme, doni dell'Amore accolto e donato. Ho conosciuto, ad esempio, una ragazza che aveva problemi uditivi e adesso lavora al centro, un ragazzo con arti amputati che ha ricevuto ausili ed assistenza e tante altre belle storie di vita nuova, di ritrovata gioia, veri incontri che cambiano la vita, nella compassione e nel servizio, chinandosi con amore e raccogliendo frutti di comunione. Ho conosciuto la storia di Alfonse, segretario in questa struttura, strumento della Misericordia, disponibile alle suore e ad ogni piccolo e povero. Appartiene al gruppo Amici Figlie della Croce, vive appieno il carisma aiutando e vivendo insieme a bambini malati, accolti nella sua famiglia, oltre ai suoi 3 figli: un esempio di dono totale della vita, nella gioia e senza stancarsi, con amore.

Anche a Korhogo ogni giorno Eucaristia insieme ed incontri... Merci Dieu... Ma sœur... tutto all'insegna dell'accoglienza e della gratitudine verso il Signore e verso le sorelle. Poi ho visitato il Centro Giubileo per malati mentali, inaugurato nel 2000, anno del martirio di suor Maria Laura, uno dei padiglioni è dedicato a lei. Al Centro Giubileo si è scelto di accogliere persone malate con le famiglie, quindi meno malati ma più attenzione alle singole persone, aiutate a reinserirsi nella società ed in famiglia, offrendo loro un lavoro nella fattoria gestita dalle suore. Anche qui dalla Croce nasce la vita. Nel punto centrale del Centro c'è una bella cappella ed intorno diversi padiglioni dove vi sono alcuni malati residenti ed altri, la maggior parte, ambulatoriali. Chi può, lavora nella fattoria dove si allevano polli, maiali, si producono uova, frutta e verdura... Un giorno ho visitato la città di Korhogo ed i mercatini artigianali: ho incontrato alcuni artisti, in particolare uno scultore musulmano, amico delle suore, che fa bellissime statue della Madonna e della Sacra Famiglia: multiculturalità ed interculturalità vissute, scambiandosi qualcosa di sé, nell'amicizia, nella diversità, nell'incontrarsi e camminare insieme.

Infine ad Abidjan. Anche qui calda accoglienza, dopo un lungo viaggio in 2 in autobus... Provvidenzialmente accompagnate e accolte nella comunità allargata: suor Maria, suor Helene, suor Marthe, suor Gracie, suor Françoise, suor Charlotte, suor Tahiry, suor Emmanuelle…. tanta gioia di conoscersi e di trovarsi insieme, chiamate alla Sua Luce. Ed ecco domenica, Festa della Presentazione di Gesù al tempio e giornata della Vita Consacrata... "Prendo sul serio l'impegno del mio Battesimo" ci ha ricordato suor Tahiry nella sua testimonianza dopo l'omelia. Le Figlie della Croce sono ad Abidjan solo da 5 anni, ma già si sperimenta tanto entusiasmo nell'immergerci insieme nell’Amore del Signore che si dona e ci rende religiosi-dono per i fratelli e per Sua Gloria, centro della nostra vita. Abbiamo pranzato insieme a tanti fratelli e sorelle consacrati per fare festa... continuata a casa in un pomeriggio di dialogo e condivisione di episodi di vita. Infine l'ultimo giorno un po' di riposo prima di ripartire, dopo questa prima bellissima esperienza africana-ivoriana. Ho ricevuto tanto da tutte le persone incontrate lungo il cammino, ringrazio tutti nella preghiera, e spero di portare la luce, la gioia, il calore ricevuti e condividere questi tesori perché possa anch'io essere chicco di grano che seminato porta frutto.

Milena

 

 

Campo Giovani dei gruppi giovanili
Mar 11, 2020
  

“Rallegrati... Non temere... Nulla è impossibile a Dio”

Dal 2 al 5 gennaio, si è svolto a Roma il Campo Giovani dei gruppi giovanili che sono in relazione con noi, dedicato quest’anno a Maria 

 

Venti i partecipanti tra cui gli animatori Andrea, Roberta e Chiara, sr Alessandra, sr Mirella ed Elisabeth, novizia in formazione a Roma.    

Nella BASILICA DI S. MARIA MAGGIORE ha guidato la riflessione del gruppo don Fabio Bartoli, che ha approfondito la personalità di Maria attraverso i Vangeli. È seguita la visita della Basilica, accompagnata dalla bravissima guida, Marta, che ha poi condotto il gruppo nella BASILICA DI S. PRASSEDE.

Nella BASILICA DI S. MARIA IN TRASTEVERE, splendente di luce e piena di fedeli è stato condiviso un tempo di preghiera della Comunità di S. Egidio.

Il priore della BASILICA DI SANTA SABINA, fr. Philipp Wagner, ha guidato la visita ripercorrendo secoli di storia a partire dai resti archeologici di una villa romana sotto le fondamenta della chiesa. Raccolti nella piccolissima cella di S. Domenico, si è svolta la preghiera a Maria “donna dell’ascolto, donna della decisione, donna dell’azione”.

 Un’intera mattinata è stata dedicata alla BASILICA DI S. PIETRO e anche la domenica mattina il gruppo ha voluto tornare per partecipare all’Angelus con Papa Francesco.

Un tempo davvero speciale è stato vissuto nella BASILICA DI S. CROCE IN GERUSALEMME. Don Antonio Panfili, Vicario episcopale per la Vita Consacrata della Diocesi di Roma, ha condotto il gruppo a meditare sulla Passione del Signore attraverso la spiegazione accurata delle Reliquie della Santa Croce, rinvenute e portate a Roma da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, nel IV secolo. Davanti all’immagine della Sindone, riprodotta nelle dimensioni di quella originale conservata a Torino, il gruppo ha pregato in silenzio, commosso e anche turbato dai segni dolorosi della Passione. Infine la preghiera è stata rivolta a Maria “donna del dolore e vergine della speranza”, per “rendere sempre ragione della speranza che è in noi e a sostare con Lei presso le innumerevoli croci sulle quali il Suo Figlio è ancora crocifisso”.

Insieme a questi momenti intensi di ricarica spirituale, ci sono stati tanti altri momenti di gioia e spensieratezza, camminando per le strade e le piazze di Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Testimonianza di Suor Lucia Bellotti
Jan 13, 2020
  

La Pontificia Università Santa Croce in Roma, Piazza di S. Apollinare ha organizzato, il 5 dicembre 2019, una giornata di studio sulla Via Consacrata e la Nuova Evangelizzazione oggi.

Alla luce degli insegnamenti di Papa Francesco, l'iniziativa ha voluto offrire "un’opportunità di confronto e di approfondimento delle sfide culturali, spirituali e pedagogiche che interpellano oggi l’identità e la missione dei consacrati". 

Davanti a un folto gruppo di uditori, i relatori hanno illustrato diversi aspetti del tema scelto.
Nel pomeriggio ci sono state diverse testimonianze di religiose e religiosi.
Suor Lucia Bellotti è stata chiamata a presentare la sua esperienza di evangelizzazione nelle Carceri di Rebibbia a Roma.

Suor Lucia è una suora Figlia della Croce d’Italia e da 25 anni vive la sua missione nell’ambiente del carcere. La sua presenza discreta e costante ha permesso di collaborare con la realtà complessa e profondamente ferita di quanti sono detenuti. Insieme ai cappellani carcerari, suor Lucia ha cercato di costruire relazioni umane e cristiane con quanti stanno scontando pene carcerarie molto dure.

Ecco come ha presentato la sua esperienza di Evangelizzazione nell’ambente delle carceri: Mi chiamo suor Lucia e sono una Figlia della Croce.
La mia Congregazione è sorta in Francia dopo la Rivoluzione francese da due Santi: un parroco, S. Andrea Uberto Fournet, e una giovane nobile, S. Giovanna Elisabetta Bichier des Ages.

Per molti anni ho vissuto la mia professione di infermiera presso diversi Ospedali e Case di riposo in varie località in Italia.
Oggi, invece, ormai da oltre 25 anni, svolgo la mia missione di volontaria qui a Roma al Circondariale di Rebibbia e nel reparto riservato ai carcerati dell’Ospedale Pertini.

 

  • Perché la mia vita ha avuto questa “svolta” così inattesa?

 

Tutto è cominciato dall’incontro con un carcerato ricoverato nell’Ospedale S. Flippo Neri dove lavoravo.
Al momento di essere dimesso, mi disse in modo accorato:

“Non abbandonatemi...”.

Questo “grido” veniva dal suo profondo bisogno di ricevere “gesti di umanità” e di sentire “parole di speranza” ...
Sono stata colpita profondamente... e non solo io ma anche la mia comunità...
Ci siamo subito sentite interpellate: CHE COSA IL SIGNORE CI STAVA CHIEDENDO?

Con una mia consorella ho iniziato ad andare al carcere di “Regina Coeli” una volta alla settimana, compatibilmente agli altri impegni...

Piano piano, le visite si sono fatte più frequenti, i contatti si sono moltiplicati... fino a diventare una vera e propria “missione” a tempo pieno che la Congregazione stessa mi ha affidato...

Per seguire di più  -  ecco il testo e il video

Grazie Suor Lucia!

 

 

 

 

 

 

 

Suor Maria Laura e i ragazzi del Grest 2019
Sep 11, 2019
  

Presentazione su Maria Laura"Nella vita fare qualcosa di bello per gli altri". Queste le parole che hanno guidato Suor Maria Laura, Figlia della Croce, fin dalla sua adolescenza, nella sua vita a servizio degli altri. Parole che hanno accompagnato e fatto da sfondo all'esperienza che abbiamo vissuto nei mesi di giugno e inizio luglio, accompagnando i gruppi del Grest che hanno deciso di venire a Chiavenna, per conoscere la "Bella Storia" di una persona che agli occhi di molti può essere definita santa. Il pacchetto "Gita in Valchiavenna" proposto agli oratori delle diocesi lombarde, ha attirato numerosi gruppi, all'incirca una ventina, provenienti non solo dalla Diocesi di Como, ma anche da quelle limitrofe, per un totale di oltre 1000 tra bambini, ragazzi ed accompagnatori. Una proposta vincente e un'occasione speciale, che ci ha permesso in primo luogo di avvicinarci alla figura di Suor Maria Laura, conoscendone gli aspetti più umili, che spesso rischiano di restare in secondo piano rispetto alla vicenda del suo martirio; in un secondo tempo invece, ci ha permesso di esserne testimoni, mettendo in pratica quello che lei desiderava per ogni giovane, ossia che ciascuno facesse qualcosa di bello nella propria vita e lo facesse per gli altri.

"Nella vita fare qualcosa di bello per gli altri". Queste le parole che hanno guidato Suor Maria Laura, Figlia della Croce, fin dalla sua adolescenza, nella sua vita a servizio degli altri. Parole che hanno accompagnato e fatto da sfondo all'esperienza che abbiamo vissuto nei mesi di giugno e inizio luglio, accompagnando i gruppi del Grest che hanno deciso di venire a Chiavenna, per conoscere la "Bella Storia" di una persona che agli occhi di molti può essere definita santa. Il pacchetto "Gita in Valchiavenna" proposto agli oratori delle diocesi lombarde, ha attirato numerosi gruppi, all'incirca una ventina, provenienti non solo dalla Diocesi di Como, ma anche da quelle limitrofe, per un totale di oltre 1000 tra bambini, ragazzi ed accompagnatori. Una proposta vincente e un'occasione speciale, che ci ha permesso in primo luogo di avvicinarci alla figura di Suor Maria Laura, conoscendone gli aspetti più umili, che spesso rischiano di restare in secondo piano rispetto alla vicenda del suo martirio; in un secondo tempo invece, ci ha permesso di esserne testimoni, mettendo in pratica quello che lei desiderava per ogni giovane, ossia che ciascuno facesse qualcosa di bello nella propria vita e lo facesse per gli altri.

Le giornate si sono strutturate con un primo momento di introduzione presso il cineteatro Victoria; poi le comitive venivano suddivise in tre gruppi, secondo le differenti fasce d'età, per visitare alcuni dei luoghi più significativi: la stanza di Suor Maria Laura, la Chiesa di San Lorenzo e il luogo del martirio.
Presso la stanza, situata nella Casa delle Figlie della Croce, oggi sede della Comunità Montana, alcune consorelle ci hanno guidato nel conoscere la vita di Suor Maria Laura, in particolare l'amore che lei nutriva per i suoi preferiti, i piccoli, i giovani e i poveri, ai quali si dedicava in maniera molto silenziosa ed umile, con la certezza che negli altri poteva incontrare il suo Gesù.
In S. Lorenzo invece, oltre a visitare la sua tomba e a conoscere il significato della sua presenza in quel luogo, richiamando il processo che speriamo ce la restituirà "santa tra i santi", i gruppi sono stati I giovani ai monumenti di Maria Laura avvicinati alle origini della sua storia spirituale e di come questa si sia tradotta nel diventare una suora Figlia della croce.
Infine in via Poiatengo i gruppi hanno potuto conoscere la storia dei suoi ultimi minuti, il suo martirio avvenuto con l'uccisione e la luce che ne è emersa con il suo perdono. Una storia che agli occhi di qualsiasi persona può risultare brutta, triste, assurda, ma che agli occhi di ogni cristiano appare come una bella storia, perché pregna di amore, quell'amore che resiste al male, che resiste alla morte, l'amore che perdona nel momento più tragico, proprio come Gesù sulla croce.

Per aggiungere anche la bellezza della natura a questa proposta, i gruppi hanno potuto riempirsi gli occhi con le meraviglie della nostra valle, in particolar modo passeggiando fino alle cascate dell'Acquafraggia, con una sosta all'agriturismo dell'Aquafracta, per un momento di fattoria didattica.

Accompagnare questi gruppi è stato per noi un dono, perché ci ha permesso di approfondire la storia di questa piccola grande donna e di raccontarla a chi da lontano ha scelto di venire proprio a Chiavenna. Sapere che la sua storia non rimane chiusa tra le montagne della nostra valle ci riempie di gioia, perché un tesoro come questo non può essere custodito gelosamente, anzi andrebbe condiviso generosamente, così che la vita di chi ascolta, possa essere trasformata dall'amore che ne emerge. Ogni giorno ci siamo portati a casa gli occhi stupiti di bambini e ragazzi, che silenziosamente, ci hanno dedicato attenzione e ascolto, mentre raccontavamo loro i dettagli di questa storia. Una storia che ha suscitato molte domande e desiderio di volere approfondire, capire, conoscere. Una storia che lascia tracce d'amore nel cuore di chi l'ascolta e che invita ad amare pienamente nella vita di tutti i giorni, concretizzando quell'amore che suor Maria Laura ha voluto insegnarci donando la sua vita.
E allora è proprio vero, quel chicco di grano che muore, può portare molto frutto.
                                                                                                                                                                                     Per il gruppo degli organizzatori Cinzia Zarucchi

Il cammino di Alleanza arriva a Roma!
May 22, 2019
  

Dal 1° all'11 maggio, le suore della comunità Accoglienza di Roma, hanno avuto la gioia della presenza di Suor Helena, superiora generale delle suore di Notre Dame de la Compassion. C'era con lei anche Sr Susana venuta per partecipare all'assemblea UISG (Unione Internazionale Superiori Generali). Abbiamo potuto vivere, nella semplicità, momenti di conoscenza e di comunione fraterna.

 

Abbiamo avuto la possibilità di ascoltare con interesse le notizie delle sorelle dell'Alleanza, e così anche per noi si è concretizzato il momento favorevole per conoscerci, per fare esperienza dello stare molto bene insieme, e far crescere in tutte il desiderio di altre occasioni di fraternità e di condivisione reciproca.
Suor Helena ci ha presentato con delle diapositive la sua congregazione, e come non sentirci in comunione, col desiderio di scambi, di più relazioni, di altri incontri? Sì, abbiamo gustato vita e un sogno di futuro ha abitato in ciascuna di noi.

Ringraziamo Sr Susana, Sr Marthe e i loro consigli per aver aperto questo cammino di novità, per aderire all'opera dello Spirito che fa nuove tutte le cose e rinnova ciascuna di noi.
"Grazie Sr Elena per la tua affabilità, semplicità: sei stata preziosa per noi, il nostro stare insieme in comunione ci ha mostrato il bello della vita religiosa".

Insieme si va lontano.
Avanziamo insieme, lasciamoci condurre dallo Spirito e che i nostri sogni di futuro diventino vita che zampilla con la benedizione dei nostri fondatori e fondatrici.

Grazie Sr Susana, anche tu sei stata preziosa in questi giorni, insieme abbiamo sentito con forza che un cammino nuovo si apre per noi: lo Spirito ci chiama a prendere il largo.
Con grande riconoscenza le sorelle della Comunità Accoglienza.

 

Serva di Dio
Mar 26, 2019
  

La religiosa, della Congregazione delle Figlie della Croce, venne uccisa da tre ragazze minorenni il 6 giugno 2000, vittima di un mortale rituale satanico

Suor Maria Laura, serva di Dio, è ora qui, in quella che fu la sua chiesa. Ciò che stiamo vivendo non è un anticipo di beatificazione ma un atto dovuto, vista la fase avanzata del normale cammino che la Chiesa diocesana ha avviato». Con queste parole monsignor Andrea Caelli, arciprete di Chiavenna (Sondrio), ha introdotto la Messa presieduta, lunedì scorso, dal vescovo della diocesi di Como Oscar Cantoni, in occasione dell'avvenuta traslazione dei resti mortali di suor Maria Laura Mainetti.

La religiosa, della Congregazione delle Figlie della Croce, venne uccisa da tre ragazze minorenni il 6 giugno 2000, vittima di un mortale rituale satanico. Il trasferimento della sepoltura, dal cimitero di Chiavenna alla cappella di San Giovanni Nepomuceno, in una delle navate laterali della Collegiata di San Lorenzo, è stato effettuato il mattino del 26 febbraio scorso, «in un clima di raccoglimento e commossa partecipazione» ci spiega ancora l'arciprete.

Il vescovo di Como, Oscar Cantoni,
in ginocchio davanti alla tomba di suor Mainetti dopo la traslazione

Mgr Cantoni«Viste le numerose persone che, provenienti da ogni parte d'Italia, si recavano sulla tomba di suor Maria Laura – aggiunge monsignor Caelli – si è pensato di offrire la possibilità di averla più vicina e di facilitarne la visita». Terminata la fase diocesana della causa di beatificazione (aperta nell'ottobre 2005 e conclusa nella primavera 2006), consegnata la positio alla Congregazione per le cause dei santi (nell'estate 2017), «si è ritenuto di provvedere alla traslazione».
«La memoria di suor Laura, umile e dolce Figlia della Croce, non è venuta meno in questi anni. Il suo ricordo è sempre vivo, non solo nella sua congregazione, né esclusivamente in questa comunità, ma si estende verso l'intera Chiesa». Così si è espresso il vescovo Cantoni nella sua omelia, in una Collegiata troppo piccola per accogliere tutti i fedeli convenuti e le decine di sacerdoti concelebranti. «Perché suor Laura fosse accanto a noi – ha ripreso il presule – abbiamo chiesto che riposasse nella sua parrocchia, dove ha seguito Gesù in nobile semplicità, amando e servendo i fratelli più deboli, fino alla fine».
Cantoni ha ricordato che «la fama di santità che si sviluppa e cresce nei confronti di suor Laura è la prova più convincente che essa debba essere additata dalla Chiesa in un prossimo futuro, speriamo non lontano, come modello per tutti». La sua morte così drammatica «non è stata che il coronamento di una vita donata a servizio dei fratelli». Suor Mainetti ha fatto suo il Vangelo: in particolare «nell'attenzione educativa verso la gioventù – ha detto ancora il vescovo – si è dedicata alla formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani».
Un esempio da seguire, affinché le «nostre comunità cristiane sappiano insegnare alle nuove generazioni l'arte di vivere». Suor Laura «ci accompagna e ci richiama al compito irrinunciabile (per essere e non solo per dirci cristiani) di onorare e servire la carne di Cristo, che sono i poveri, gli infelici, i profughi, coloro che la società scarta». In chiusura Cantoni si è rivolto a «Maria, Madre della Misericordia, venerata a Gallivaggio, ma la cui statua è conservata in questa stessa Collegiata (il santuario è attualmente inagibile per la frana che lo ha colpito nel maggio 2018), perché sostenga la nuova fase del Sinodo diocesano che stiamo per avviare».

Chi è
Teresina Mainetti - questo è il nome di battesimo della futura suor Maria Laura - nacque a Colico (Lecco) il 20 agosto 1939, decima figlia di mamma Marcellina e papà Stefano. «Della tua vita devi fare una cosa bella per gli altri». Questo invito, rivoltole da un sacerdote durante la confessione, Teresina lo abbracciò come progetto di vita.
A 18 anni entrò nella Congregazione francese delle Figlie della Croce: nell'agosto 1959 emise i primi voti come suor Maria Laura e l'anno successivo fece la professione perpetua a La Puye, casa madre della Congregazione.
Dedicò la sua vita alla missione tra i bambini, i giovani e le famiglie, a Vasto (Chieti), Roma, Parma, fino ad approdare a Chiavenna nel 1984: qui, nel 1987, divenne anche superiora della comunità. Le consorelle la descrivono come «instancabile e serena, sempre pronta a rimboccarsi le maniche quando scopriva una qualunque situazione di difficoltà». Si firmava sempre per esteso: suor Maria Laura, Figlia della Croce. Pochi mesi prima di essere uccisa scrisse a una consorella: «ti auguro di cercare e trovare Gesù tra i poveri e nella quotidianità... Sarai felice davvero».

Enrica Lattanzi, Sondrio martedì 12 marzo 2019
Avvenire, 12 marzo 2019

 

Suor Maria-Laura
Mar 25, 2019
  

Si sono riunite sul luogo del delitto di Suor Maria Laura Mainetti dove oggi un cippo ricorda l'assassinio della suora di Chiavenna, le Figlie della Croce giunte ieri nella città del Mera da tutta Italia ma anche da Francia e Canada per partecipare alla ceremonia di translazione dei suoi resti mortali dal cimitero alla parocchia di San Lorenzo. Intorno alle 17, l'appuntamento per la preghiera in via Poiatengo con il canto composto in suo onore dal titolo "Raggio di luce" : un momento ad alta intensita emotiva e di composta partecipazione, al termine del quale Suor Beniamina estensore del dossier sulla vita della consorella ci ha consegnato la sua testimonianza...

Suor Maria-LauraHo scritto la vita all'inizio, poi ultimamente, da pochi anni, ho cercato di raccogliere tutto quello che abbiamo trovato scritto da Suor Maria Laura che non era tanto un diario, ma appunti di riflessione spirituale.

E quindi ne è venuto un volume poderoso...
No, il secondo non è poderoso perche lei non scriveva tantissimo ma era abbastanza per definire la sua personalità spirituale che a noi era ignota perchè era una persona molto umile, molto silenziosa che non appariva. E da questi pochi scritti, noi abbiamo riscoperto veramente la sua persona.

La Croce - luogo del martirio

 Che persona era e perchè dovrebbe essere beatificata ?
Lei quando ha iniziato la sua vita religiosa, ha detto che voleva fare qualcosa di bello per gli altri. Nella sua vita ha veremente fatto qualcosa di bello per gli altri e aveva una predilezzione particolare per le persone nel bisogno ma anche per i giovani che sentiva che vivevano in un mondo che non li aiutava, li abbandonava.

Da alcuni di questi giovani poi in realtà è stata tradita ?
Eh sí, purtroppo... Infatti, erano delle minoreni e quindi ci rendiamo conto che in effetti lei aveva raggione quando diceva che il mondo veramente lasciava questi giovani nell'indifferenza e questa è stata la realtà. Peró lei li ha sempre chiamati "i miei giovani".

Elisabetta Del Curto, TeleSondrioNews
(12 marzo 2019)

 

Suor Beniamina La testimonianza

Le spoglie di Suor Maria Laura Mainetti riposano in Collegiata a Chiavenna
Mar 18, 2019
  

"Cari fratelli e sorelle, sono stati proclamati due testi della Parola di Dio secondo il calendario liturgico di oggi, lunedì della prima settimana di Quaresima.
È sorprendente come queste letture, che non abbiamo scelto per l'occasione, ma che ci sono state donate, corrispondano perfettamente al motivo per cui noi siamo radunati qui in questa collegiata di Chiavenna.
Il Signore ci accompagna e ci nutre sempre con la sua Parola dentro la situazione storica in cui viviamo, ci permette di interpretare alla sua luce gli avvenimenti, lieti e tristi, che compongono un disegno che ai nostri occhi si presenta spesso disarmonico, ma che il Signore indirizza e riconduce sempre al bene, promuovendolo al massimo grado.
La memoria di suor Laura, umile e dolce figlia della Croce, non è venuta meno, in questi anni.

Il suo ricordo è sempre vivo, non solo nella sua Congregazione religiosa, né esclusivamente in questa Comunità parrocchiale, ma si estende in tutta la Valchiavenna, si propaga in tutta la nostra Diocesi di Como, si espande verso tutta l'intera Chiesa. Lo testimoniate voi, presenti, convenuti numerosi questa sera da ogni parte.l'Altare di Sant Lorenzo

E perché suor Laura fosse ancor più vicina a noi, e potessimo invocarla davanti ai suoi resti mortali, abbiamo chiesto e ottenuto che Ella riposasse qui, in quella che fu e rimane la sua parrocchia, nella quale ha seguito Gesù con tanto ardore e in nobile semplicità, amando e servendo i suoi fratelli più deboli fino alla fine.
Così suor Laura, questa sera, facendo eco alla Parola di Dio riportata nel libro del Levitico, ripete a noi: "Così dice il Signore, siate santi perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo". Tutti noi, battezzati, siamo chiamati alla santità, che può svilupparsi dentro una esistenza per nulla appariscente.
La nostra sarà una santità feriale, ordinaria, che trasmette e testimonia la gioia del Vangelo dentro le situazioni più comuni dell'esistenza, a partire dalla condizione di vita in cui ci troviamo.
Lo Spirito Santo sa come utilizzare i nostri doni personali e persino i nostri caratteri specifici, spesso non sempre felici, per realizzare in noi l'immagine di Gesù, e rappresentare al vivo, attraverso di Lui, il volto della tenerezza e della Misericordia di Dio Padre, il santo per eccellenza.
Non occorrono gesti di portata straordinaria. La santità si sviluppa attraverso quei piccoli particolari che ognuno riesce a inventare pur di rasserenare i fratelli tristi, di consolare quanti sono afflitti, di soccorrere con discrezione quanti non hanno il coraggio di chiedere aiuto.

Il vescovo sulla tomba davanti all'altareLa fama di santità che si sviluppa e cresce nei confronti di suor Laura è la prova più convincente che essa debba essere additata dalla Chiesa in un prossimo futuro, speriamo non lontano, come modello esemplare per tutto il popolo di Dio. La morte così drammatica di suor Laura non è stata che il coronamento finale di una vita intera, offerta al Signore, totalmente donata a servizio dei fratelli, nei quali il Signore ha voluto identificarsi. "Quello che avete fatto a ciascuno di questi fratelli, l'avete fatto a me", come abbiamo sentito ancora una volta nel Vangelo proclamato poco fa.

Così suor Laura, che certamente dal paradiso ci accompagna e ci sostiene, mediante vincoli di amore e di comunione, nel nostro cammino di fedeltà al Signore Gesù e nel servizio d'amore nei confronti dei fratelli, ci richiama al nostro compito irrinunciabile (se vogliamo essere cristiani e non solo dirci cristiani!), di onorare e servire la carne di Cristo che sono i poveri, gli infelici, coloro che la società scarta, quelli che il Signore ci invia come profughi da terre lontane, che hanno attraversato, non senza fatica, il deserto e il mare e che chiedono di essere accolti.Suor Maria Laura Mainetti
Suor Laura ci insegna a interpretare la pagina di Vangelo che abbiamo ascoltato come attenzione educativa nei confronti della gioventù. Lei, che si è dedicata con grande passione alla formazione umana e cristiana dei ragazzi e dei giovani, donando tutta se stessa, ottenga alle nostre comunità cristiane di insegnare ai giovani l'arte di vivere, nella consapevolezza che, se seguiamo Gesù, lo Spirito santo non ci rende meno umani, perché permette alla nostra debolezza di sperimentare la forza della grazia di Dio.
Non posso concludere questa omelia senza rivolgermi a Maria, Madre della Misericordia, venerata a Gallivaggio, ma la cui statua è conservata in questa chiesa, perché accompagni e sostenga la nuova fase del Sinodo diocesano che stiamo per avviare, mentre, nello stesso tempo, lo affido di nuovo alle vostre preghiere."

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buone notizie dalla famiglia
Dec 6, 2018
  

Lo scorso 19 marzo, festa di S. Giuseppe, è stata approvata ai sensi del Codice di Diritto Canonico, l'Associazione privata di fedeli denominata CENTRO DI FORMAZIONE ALLA MEDITAZIONE CRISITIANA avente sede in Roma. L'associazione ha personalità giuridica nell'ordinamento canonico, a norma del canone 322.

L'Associazione "CENTRO DI FORMAZIONE ALLA MEDITAZIONE CRISTIANA" è' stata promossa da un gruppo di fedeli cattolici, che dal 1990 si incontrano regolarmente sotto la guida di alcuni sacerdoti e di Sr. Marisa Bisi FdC, impegnandosi ad aiutare le persone di ogni età, condizione sociale, culturale e religiosa a comprendere il senso della vita e della dignità della persona mediante l'apprendimento vitale dei contenuti della fede cattolica, ispirandosi inizialmente soprattutto all'esperienza spirituale dell'Apostolato della Preghiera ora Rete Mondiale di Preghiera del Papa. Gli associati si propongono specificamente di far conoscere e diffondere i contenuti e l'esperienza della meditazione cristiana, così come è stata vissuta fin dalle origini nella vita spirituale cristiana e nella fede cattolica, nel solco della più genuina tradizione ecclesiale. In questa cornice, il Centro si è rivolto dall'inizio sia ai credenti impegnati in un cammino di fede, sia a coloro che sono lontani dalla fede o in ricerca della medesima, offrendosi anche come luogo ecclesiale di apertura ecumenica e di dialogo interreligioso.

L'Associazione intende favorire la nascita e la crescita di gruppi di ascolto e di formazione alla meditazione cristiana profonda ovunque è possibile: nelle parrocchie, nelle scuole, nelle case nei vari ambienti lavorativi e culturali, coinvolgendo adulti adeguatamente preparati. A tal fine, si propone collaborare con i propri mezzi nelle Diocesi italiane, in funzione dell'incremento della pastorale dell'intelligenza, della fede, del dono gratuito e responsabile di sé nel contesto della società attuale, in cui la persona, aggredita dall'invidualismo, è fortemente a rischio di dispersione, smarrimento, dissociazione, soggettivismo.

L'Associazione ha come scopo un servizio ecclesiale integrale della persona e di approfondimento della fede con il mezzo della meditazione cristiana profonda: una via che favorisce il risveglio e l'alimentazione dell'interiorità. L'Associazione si propone come luogo ecclesiale di apertura ecumenica e di dialogo interreligioso. Si rivolge sia ai credenti impegnati in un cammino di fede sia a coloro che sono lontani dalla fede o in ricerca di fede.

L'associazione promuove :

  • la comunione, la collaborazione, la partecipazione nello spirito del Vangelo per sviluppare esperienze di comunione e di servizio formativo ovunque sia possibile: nelle parrocchie, nelle case private, nelle scuole, nei vari ambienti lavorativi e culturali;
  • la manifestazione del Regno di Dio anche come azione per una società strutturata in modo più giusto e dignitoso per tutti, alla luce dell'antropologia cristiana approfondita in un modo esperenziale e sapienziale;
  • la cultura dei valori e lo sviluppo della consapevolezza e del discernimento, per collaborare con responsabilità all'attuazione del disegno di Dio Padre, Amore educante, curativo e trasformante;
    L'associazione favorisce lo sviluppo integrale della persona nelle sue varie dimensioni attraverso itinerari formativi ispirati dal metodo pedagogico degli esercizi spirituali di S. Ignazio di Loyola e illuminati dalla Parola di Dio, dal Magistero della Chiesa e dalla storia.

Linfa vitalizzante dell'Associazione sono le sue fonti carismatiche:

  • La spiritualità battesimale , trinitaria e pasquale della Congregazione delle Figlie della Croce di S. Andrea Uberto e S. Giovanna Elisabetta, coltivata per rendere presente Gesù con uno stile di vita e di opere conformi alla semplicità e essenzialità del Vangelo;
  • La Rete Mondiale di Preghiera del Papa: un servizio di evangelizzazione e di preghiera che a partire dalle sfide dell'umanità e della missione della Chiesa invita alla preghiera sulle intenzioni che il Papa propone ogni mese per stare accanto alle gioie, alle speranze e alle sofferenze delle sorelle e dei fratelli in tutto il mondo.
Cento anni di suor Anita
Sep 30, 2018
  

Suor AnitaEra il pomeriggio del 7 ottobre 1929, avevo solo 11 anni. Amavo con un affetto straordinario la mia mamma. Un male improvviso, una peritonite, la sottrasse al mio affetto e a quello della mia famiglia. Sorretta dalla fede e dall'affetto di mio padre continuai gli studi e a 17 anni, chiesi di partire per il noviziato delle Figlie della Croce a La Puye. Il periodo di formazione durava 2 anni. Eravamo 35 novizie di nazionalità diverse: francese, canadese, argentina e italiana. Le ricordo tutte, non ricordo i nomi, ma ricordo tutti i loro volti.

 

La carta di identità francese di suor Anita al momento del suo noviziato a La Puye. Era il 1935, allora si chiamava Elena.

 

Le maestre delle novizie curavano molto la nostra formazione. Si studiava, si pregava, si lavorava nei campi. Si parlava sempre in francese. Non era sempre facile, ma alla fine imparai bene la lingua. Pronunciati i primi voti tornai a Parma, al San Vitale, dove terminai gli studi. Proprio alla fine dell'anno scolastico, il 20 giugno 1940, Mussolini da Piazza Venezia, dichiarò guerra all'Austria. Fu necessario partire urgentemente dalla città e raggiunsi Vasto dove poco dopo iniziò la mia attività di maestra, che continuò per molti anni fra Vasto, Pratica di Mare, Nettuno e Chiavenna. Più volte sono stata a Vasto, dove mi sono trovata molto bene. Durante la guerra, per un anno, ho avuto addirittura una classe di 70 ragazzi. Era molto faticoso. Mi riempiono di gioia le testimonianze dei miei ex alunni che dopo tanto tempo ancora si ricordano di me. L'ottobre scorso uno di loro, Glauco, proprio di Vasto, è riuscito a rintracciarmi, e in un messaggio affettuoso, mi ha scritto che ha voluto fare l'insegnante per seguire il mio esempio. Terminata la mia attività di insegnante ho vissuto nella Comunità di Vasto fra il 1987 e il 2011 dedicandomi al servizio ai fratelli poveri e ammalati. Dal 2011 vivo a Roma, nella Comunità Accoglienza, presso la Casa Provinciale di Roma, dove insieme alle altre sorelle anziane e malate prego per la salvezza di questo nostro mondo. Il buon Dio è stato per me padre, madre, fratello, amico e sposo. Grazie, ti benedico Signore!

 Suor Anita Maestri, Figlia della Croce