Filles de la croix Italie

Una casa di accoglienza a Sala Baganza
Apr 21, 2022

Verso la fine dell’anno 2018, le suore della comunità di Sala Baganza, lasciano l’immobile, ormai per loro troppo grande e difficile da gestire, per nuove destinazioni: Vasto, Langhirano, Roma.

Partire è un po’ morire…” ma per una nuova vita, più aperta, più ricca, fatta di tanti colori diversi. Infatti, nel dialogo con la Caritas diocesana si delinea la possibilità di dare alloggio a due famiglie italiane incaricate di gestire l’accoglienza di famiglie o di singole persone migranti, per un cammino di inserimento e di integrazione, in collaborazione con le istituzioni del posto. Le Figlie della Croce aderiscono al progetto e le famiglie danno la loro disponibilità.  

Cammino di pazienza, di attesa, ma che alla fine vede realizzato il sogno di servire la vita, senza barriere di lingua, nazionalità, religione.

Lasciamo la parola ad una famiglia, costituita da genitori e due figlie già abbastanza grandi.

“Abitiamo il secondo piano della vostra casa di Via Garibaldi, 17 sita in Sala Baganza.

Il papà, Francesco, fu il fondatore, assieme ad un collaboratore, delle prime cooperative sociali a Parma, progetto maturato dall’osservazione e dallo studio dei bisogni sociali presenti nella città di Parma, sia a livello dei singoli, che delle famiglie aventi o meno disabilità di qualsiasi tipo, all’interno del nucleo.

Francesco continua questa esperienza di conduzione di una cooperativa sociale con attività di copisteria, per l’inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi svantaggiati.

Io, Cristina, vengo da un’attività di amministrazione, contabilità, paghe ecc., dalla passione per lo studio delle erbe medicinali, e dal mondo del volontariato presso disabili.

Lungo il corso degli anni, in famiglia, abbiamo continuato l’osservazione dei bisogni sociali del territorio inerenti i giovani, ma soprattutto relativi alle famiglie e abbiamo predisposto progetti caritativi per giovani e famiglie con presenza di disabili.

Tutto questo è maturato sotto la Croce di Cristo che abbiamo indegnamente tenuta ben stretta nel tempo e che ha fatto crescere in noi il desiderio di restituire al Padre tutto il bene ricevuto, di rendere partecipi i fratelli o sorelle di un così grande Amore, di avere la grazia di vivere concretamente il Vangelo.

Svariati eventi della vita ci hanno condotto alla Caritas diocesana e la Presidente ci propose di far parte del progetto relativo all’accoglienza nella casa comunitaria di Sala Baganza di proprietà delle Figlie della Croce, che non conoscevamo.

Reduci da queste esperienze e vedendo la possibilità di dar corso ai nostri progetti, abbiamo accettato.

Nella vostra casa, al primo piano, risiede l’altra famiglia che ha aderito a questo progetto. Non ci conoscevamo e ci siamo incontrati una o due volte, prima di iniziare questa avventura.

Nell’anno 2020, nel mese di agosto, ci siamo trasferiti nella vostra casa.

Nel mese di settembre/ottobre sono state accolte due famiglie provenienti dal Sudan, arrivate attraverso corridoi umanitari, con figlie dall’età compresa tra i sei mesi e i sei anni.

Abbiamo invocato lo Spirito Santo, per avere la luce e la forza per rispondere a questa emergenza.

Ci siamo guardati negli occhi e nei loro abbiamo visto paura, diffidenza, pretese e speranze. Abbiamo allargato le braccia e così è iniziato tutto.

Velocemente siamo riusciti ad abbattere le barriere e abbiamo iniziato a vivere “alla pari”.

Abbiamo vissuto questa accoglienza praticamente, considerando le famiglie accolte come estensione delle nostre, in semplicità.

Abbiamo risposto ai bisogni primari: un tetto pulito ed accogliente, cibo, acqua, biancheria, abiti, scarpe e amicizia.

Abbiamo potuto sperimentare un diverso modo di vivere, diversa religione, differenti abitudini, usi e costumi. E ci siamo vicendevolmente arricchiti.

L’obiettivo di questa accoglienza è stato di accettare a priori le differenze culturali, sforzo fatto in entrambi i sensi, di dare una veloce e utile preparazione sul comportamento da tenere per affrancare le famiglie e permettere loro di ben inserirsi nella nostra società.

È stata un’esperienza di vita insieme: sono stati ascoltati, consigliati, diretti, accuditi, curati, confortati, sgridati… tutto al fine del raggiungimento dell’obiettivo.

Siamo stati anche rallegrati dall’apprendere che una nuova vita era arrivata ad allietare la famiglia del primo piano. Ci siamo sentiti chi nonni, chi zii. Sicuramente orgogliosi che fosse accaduto qui. Nuova vita, nuovo inizio, nuova terra.

Nemmeno la differenza di lingua è stata un ostacolo. Alcuni di noi parlano inglese e francese per cui la comunicazione era agevolata ed abbiamo anche usufruito, in larga misura, di google traduttore.

Tutto senza giudicare.

Sono stati portati a fare la spesa, ad acquistare piccoli capi d’abbigliamento poiché potessero comprendere il valore del danaro e come gestirlo.

Nel mese di maggio 2021 la Caritas ha trovato in Parma appartamenti adatti per la seconda accoglienza di queste famiglie e ci siamo da loro accomiatati con la consapevolezza che il bellissimo legame che si è formato tra noi, a volte molto impegnativo, non si spezzerà mai, perché nei cuori c’è spazio per tutti.

Per donarci forza, chiarezza, unità di vedute c’è stato e c’è bisogno di momenti di preghiera comune ed è quello che condividiamo con l’altra famiglia che accoglie al primo piano.

Attualmente nella vostra casa sono accolte tre famiglie: una arrivata dalla Tunisia attraverso la mediazione dei servizi sociali, alloggiante al piano terra e composta da papà, mamma e quattro figli dei quali due gravemente disabili e altre due famiglie arrivate nei primi giorni del mese di marzo provenienti dalla tormentata terra ucraina.

Una famiglia proviene dai dintorni di Kiev: una mamma con quattro figli. L’altra famiglia, mamma con due figli e due nipoti, proviene dai dintorni di Odessa. L’età dei figli è compresa tra i sei e i diciassette anni.

Ci siamo avvicinati a loro col cuore in mano e i nostri occhi nei tristi occhi dei bimbi. Ed abbiamo avuto la gioia di vedere mutare la tristezza di quegli occhi in serenità, perché anche loro sono diventati per noi figli e nipoti e il sentirlo ha permesso loro il cambiamento.

Queste famiglie hanno abitudini europee e donne presenti sul territorio per cui è stato più semplice entrare in comunicazione e comprendersi. Hanno una rete di conoscenze ed aiuti di comunità ucraine molto attive.

Siamo loro vicini e crediamo che questa sia la cosa fondamentale di cui hanno bisogno. Ci occupiamo anche di rispondere ai loro bisogni primari, esattamente come abbiamo fatto nella prima accoglienza.

In questo cammino siamo affiancati dalla Caritas diocesana che ci segue passo passo, dalla Caritas parrocchiale che fornisce tutto il supporto necessario di beni primari, dal parroco Don Giovanni per l’ascolto e la preghiera, dal gruppo famiglie della parrocchia che ci ha fatto commuovere per la disponibilità e generosità, dalle Suore Figlie della Croce, senza le quali tutto questo non sarebbe stato possibile.

Per cui, ora e sempre: grazie a Dio!!!!!!!

Vi chiediamo di continuare ad accompagnarci con la preghiera. Noi facciamo lo stesso.

Buon cammino per la vostra missione e, in comunione per accogliere e servire, secondo le nostre possibilità, chi incontriamo sul nostro cammino.

Cristina Stocchi