Nella festa della nostra Santa Fondatrice, Giovanna Elisabetta Bichier des Âges, ci siamo incontrati nella Famiglia delle Figlie della Croce, la comunità di Madrid (Los Yébenes-Camarena) con i laici Irene e Javier.
Dopo un lungo scambio, ci siamo uniti nella preghiera sotto la protezione di Giovanna Elisabetta.
Javier Lizarraga, che ha guidato la preghiera, ci ha esortato a riflettere sullo scopo della ricerca nella nostra Fondatrice: cosa ha cercato nella sua vita, come si riflette nelle sue parole, nei suoi atteggiamenti e nelle sue azioni di vita.
Si profilano all'orizzonte nuove missioni per noi… Cosa vorrà Dio?
Dobbiamo discernere la sua volontà!
È stato un momento ricco, molto partecipato, che ci ha aiutato a sentirci in comunione con Giovanna Elisabetta e tra di noi.
L'incontro si è concluso con una gustosa merenda. Naturalmente!
Le nostre sorelle dell'Infermeria partecipano ad attività ludiche. Facciamo festa con i laici delle altre residenze e con i volontari che ci accompagnano e ci stimolano.
Condividiamo con voi l'esperienza che abbiamo fatto di uscire per visitare l'acquario di San Sebastián con Nagusilán, una rete di volontari pensionati di Gipuzkoa con i quali abbiamo anni di relazione, e la Fondazione Goyeneche. Verso le 10 del mattino, quattro suore accompagnate da Cristina, la responsabile delle cure della sera, sono partite in minibus nella città di San Sebastián. È stata una visita guidata di circa due ore in cui la biologia marina è stata protagonista assoluta. Dopo la visita, c'è stata una merenda e il ritorno a casa per continuare a godersi il venerdì..
In maggio, abbiamo ricevuto la visita di OLÉ OLÉ, un’associazione di Irun con brani di flamenco, con la partecipazione di una delle nostre amiche. Li abbiamo accolti a braccia aperte, con piccoli pacchetti e spuntini. È stato un piacere vederli, ascoltarli e soprattutto osservare le espressioni di gioia riflesse nelle suore. Mai il sud e il nord sono stati così ben integrati.
FIGLIE DELLA CROCE – IRUN
È con gioia ed entusiasmo che ci siamo riuniti oggi, festa di Santa Giovanna Elisabetta, noi, la Famiglia delle Figlie della Croce di Madrid (Laici e Suore).
Javier Lizarraga ci ha presentato una preghiera profonda e creativa, dopo la quale abbiamo condiviso uno spuntino e uno scambio. Impariamo a conoscerci e ad apprezzarci. Vogliamo continuare a scoprire le nostre ricchezze e ci impegniamo a seguire questa linea di conoscenza reciproca per la gloria della Santa Trinità, la crescita della Famiglia che noi formiamo in Congregazione e come Chiesa sinodale e per il bene dell’intera umanità, particolarmente di coloro che incontriamo sul sentiero della vita.
In Famiglia Figlie della Croce
Come volontarie del SERCADE (Servizio Capuccino per lo Sviluppo e la Solidarietà), eravamo invitate alla loro festa di fine d’anno a la Casa Boza.
Alcuni problemi di salute ci hanno impedito di andare a tutte quelle feste alle quali avremmo voluto partecipare.
Due suore hanno potuto assistervi, per il nostro piacere e sono rientrate molto contente di ciò che avevano vissuto.
SERCADE opera per l'assistenza e l'integrazione degli immigrati subsahariani, e noi ci siamo uniti a loro come volontarie e collaboratrici. È una missione evangelica e un compito sociale davvero necessari e gratificanti, e siamo lieti di poter aiutare con le nostre umili possibilità.
Finché ci resta un soffio di vita, vogliamo restare vicini ai piccoli e ai poveri. Madrid ci offre diverse possibilità per farlo.
Le sorelle della comunità di La Ronda in Bilbao, sorelle anziane che escono poco da casa sono disposte ad allargare la tenda come ci invitano gli orientamenti del Capitolo del 2022.
Poiché non escono o escono poco, accolgono con grande piacere in casa le persone che vogliono venire a trovarle; vengono, parlano e pregano con le suore e si sentono a loro agio.
C'è una persona speciale, Maite, che ha conosciuto le suore a Gallarta, città vicina a Bilbao, quando le suore lasciarono Gallarta, lei lo rimpianse e decise di continuare la sua relazione con loro andando a trovarle a Bilbao, accompagnata da altre amiche, e lì è solita partecipare all'Eucaristia e fare colazione con le suore, condividendo le alterne vicende della vita.
Con l'avvicinarsi delle feste, pensò che sarebbe stata una buona idea preparare e cantare con loro un canto per augurare loro un buon Natale. Pensando che fosse possibile, con alcune suore si recò nella scuola alla ricerca di strumenti per accompagnare la musica e altri elementi per aggiungere colore alla scena.
Poiché si trattava di una scuola in cui si coltivava molto la musica e si tenevano diversi spettacoli, non fu difficile trovare quello che cercavano e con il gruppo Emmaus di Gallarta prepararono e cantarono questo canto.
Grazie, sorelle, Grazie Maite e le altre persone del gruppo.
Buon Natale
TERRA SANTA: "CHE TUTTI SIANO UNA COSA SOLA, AFFINCHÉ IL MONDO CREDA".
In questo mese di ottobre, il mese del Rosario, abbiamo avuto l'opportunità di andare in pellegrinaggio in Terra Santa Lander e Javier, laici della Famiglia delle Figlie della Croce.
Il viaggio è stato confortevole, la partenza da Madrid con amici, il volo fino a Tel Aviv e l'arrivo a Nazareth, nostro primo punto di permanenza, è stato molto buono. Quella stessa notte abbiamo avuto l'opportunità (e il dono) di pregare nella Basilica della Natività, davanti alla grotta dove l'Angelo apparve a Maria, in quel rapporto intimo in cui lei disse "Sia fatta". Abbiamo potuto riaffermare: "Sono qui per fare la tua volontà". Sia la preghiera notturna, quasi in assenza di persone, sia l'Eucaristia e la visita del giorno successivo, ci hanno permesso di entrare in questo mistero gioioso e ci siamo chiesti come e quando il Signore ci appare, a cosa ci chiama....
La visita ai Luoghi Santi della Galilea (il Monte Tabor, dove Gesù si è trasfigurato, Tagba, dove ha compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il Primato di San Pietro, dove Gesù ha affidato a Pietro questa grande missione, Cafarnao, il monte delle Beatitudini...) ci hanno anche aiutato ad approfondire il messaggio di Gesù al mondo e, soprattutto, ai più semplici... Una menzione speciale, per il simbolismo del luogo e dell'incontro intimo con il Signore, all'Adorazione Eucaristica sul Mare di Galilea, in totale silenzio, sulla barca, con il movimento delle onde e la brezza piacevole…
Senza rendercene conto, arrivammo praticamente a Betlemme, la città dove è sempre Natale. E così è, abbiamo potuto constatarlo in modo eccezionale in un orfanotrofio diretto da tre Suore della Carità di San Vincenzo de' Paoli. Lì davvero nasce il bambino Gesù ogni giorno, come ha detto la suora che ci ha accompagnato. Un orfanotrofio dove abbiamo visto la barbarie di una legge insensata (la Sharia), dove le donne musulmane vengono decapitate insieme ai loro figli per non perdere l'onore della famiglia e, per evitare un simile crimine, vengono in questo luogo per praticare un parto cesareo in modo che il bambino possa vivere come la madre. Che esperienza intensa abbiamo vissuto, quegli occhi aperti che guardano fuori, quella tenerezza che nasce dall'amore e che trafigge il cuore! Insomma, è la tenerezza di Dio e del suo Amore incondizionato che risplende e si incarna. Morte e Risurrezione sempre di pari passo!
Il nostro pellegrinaggio è continuato e i giorni sono passati quasi senza che ce ne rendessimo conto, arrivando a Gerusalemme, passando per altri luoghi come Betania, Ain Karem... Gerusalemme, una città fortificata dove si respira e si percepisce l'atmosfera e la vita di Gesù mentre si cammina dal Monte degli Ulivi al Cenacolo, passando per la Via Dolorosa e il Santo Sepolcro.
Potremmo descrivere molti dettagli e sensazioni, ma vorremmo soffermarci sul Getsemani, dove abbiamo vissuto e condiviso, nell'intimità della notte, un intenso momento di preghiera, di stare e riposare nel luogo in cui Gesù ha provato l'abbandono, il tradimento e l'angoscia. Dopo questo momento di preghiera, di Adorazione, è emerso un sentimento molto profondo: un sentimento di conferma, di sapere che la nostra vocazione di servizio era presente in questo luogo e che ci lanciava a continuare a vivere la nostra vita insegnando, curando e vivendo in semplicità, l'amore e la dedizione agli altri.
Il viaggio continuava... Ma la realtà si impone: la guerra interrompe il pellegrinaggio. Momenti di incertezza e smarrimento, di nervosismo, ma anche di grande fiducia in Colui che è "la Via, la Verità e la Vita". Lo spettro del confinamento si ripresenta: dobbiamo rimanere in albergo per due giorni, senza poter uscire; è una raccomandazione che ci viene data e che rispettiamo. Il tipo di pellegrinaggio si è trasformato: le pietre erano fuori, i luoghi Santi, ma il mistero della morte e della Risurrezione erano con noi, nelle celebrazioni che abbiamo potuto tenere in albergo. "Per Cristo, con Lui e in Lui...".
Arrivato il lunedì della partenza, la sensazione era di tranquillità, di calma tesa in città, e pregando il Rosario ci siamo avviati verso l'aeroporto di Tel Aviv. Lì abbiamo avuto una sorpresa non tanto bella quanto inimmaginabile: è suonato l'allarme, l'aeroporto era sotto attacco e abbiamo dovuto correre in un bunker di sicurezza. Mentre prendevamo le valigie, suonava l'allarme e abbiamo subito sentito i missili cadere, abbiamo sentito diverse esplosioni senza sapere dove fossero caduti. Nervosismo, ansia, la morte poteva essere vicina e poteva accadere a noi, ma la grazia di Dio è più grande e non ci è successo nulla.
Queste sono solo alcune delle esperienze che abbiamo vissuto, ma ce ne sono molte altre che sono latenti nei nostri cuori e che avremo l'opportunità di condividere.
Un fraterno abbraccio,
PACE E BENE!
Javier Lizarraga e Lander Ugartemendia.
“Cuori ardenti, piedi in cammino”... nonostante l'oscurità della "sera" (Lc 24, 29).
È così che mi sento. Sto con questo cuore ardente in movimento, che mi spinge a condividere il Vangelo dell'Amore, in mezzo a: difficoltà sociali dell'Argentina; svalutazione della moneta argentina, che sembra non finire mai e impoverisce ancor più molte persone; l’ ”accomodamento" di altre persone, nella stessa condizione di povertà, che le porta a non fare il minimo sforzo per uscire da quello stato di fatto...
In mezzo a tante situazioni in cui sembra che lo sforzo non serva a nulla, sommato alla "piccolezza" della Congregazione stessa, a causa delle poche Figlie della Croce che siamo, soprattutto in Argentina... c'è Qualcuno che mi incoraggia - e ci incoraggia -..., che mi spinge a condividere questa fede, nel mio caso più con i fatti che con le parole. E più che creare progetti, è sostenere quelli che già ci sono.
Tra i miei impegni, quello che più risalta è quello del sabato mattina al Merendero Monseñor Romero, dove vanno a mangiare 50 bambini e adolescenti di età compresa tra i 4 e i 16 anni, che hanno necessità materiali ed affettive. Mi sembra importante sostenere Fratel Marcelo e tante altre persone che lo affiancano e che, con il loro aiuto, riescono a fare questo, oltre alle merende dal lunedì al mercoledì e la Casa del Sacro Cuore di Gesù, dove vengono assistiti 21 uomini che vivevano nella strada.
In mezzo alla "oscurità" continuo a sentirmi spinta, con il cuore caldo e i piedi in cammino, a rimanere al servizio dei piccoli e dei poveri attraverso la mia vita.
Sono grata alla Parrocchia di San José di Barakaldo, per essere stata la "casa" dove sono cresciuta nella fede e nell'amicizia. Con il passare del tempo, ho partecipato al corso Nord-Sud delle Missioni Diocesane di Bilbao e, pochi mesi dopo l'estate in Ecuador, ho iniziato a far parte delle Figlie della Croce e ad essere missionaria in questo mondo, ma senza frontiere.
Amaia Muñoz García
Figlia della Croce
Con una gioia traboccante, noi Figlie della Croce della Regione di Spagna abbiamo festeggiato i nostri 50, 60 e 70 anni di Vita Religiosa nella Congregazione.
In una celebrazione eucaristica presieduta dal Parroco di San Giuseppe Operaio, Iñaki Benito, accompagnato dal sacerdote betharramita Gerard, in un'atmosfera calda, semplice, gioiosa e fraterna, abbiamo rinnovato i nostri voti religiosi per continuare a seguire Cristo Gesù, al servizio dei piccoli e dei poveri, con la forza che ci viene dalla conferma del suo Amore Fedele in tutta la nostra vita donata a Lui.
Le Figlie della Croce e i laici che lavorano con noi hanno concluso l'incontro nello stile di Gesù: condividendo un pasto conviviale nel ristorante Atalaya, nei pressi di Egiluze.
Che il buon sapore della festa rimanga in noi e ci aiuti a vivere la nostra vita fraterna per la missione.
Giovani, fate risplendere le vostre opere d'amore nel mondo, ascoltate e non abbiate paura! Con queste parole, Papa Francesco ha esortato giovani e meno giovani che hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Lisbona, in Portogallo.
Dalla parrocchia Gesù e Maria di Madrid, in Spagna, 141 giovani e adulti hanno partecipato al pellegrinaggio verso l’incontro con Gesù e Papa Francesco, guidati da coppie del Cammino Neocatecumenale.
Siamo stati testimoni di una Chiesa in uscita, sulla strada del rinnovamento e dell'incontro con i giovani attraverso la bellezza artistica:
- la danza che esprime la forza e lo slancio missionario dello Spirito,
- una tecno-musica che ci risveglia in un canto Alleluia al Signore, Gloria alla Trinità e invito alla pace universale,
- decorazioni creative che esprimono la gioia della fede che siamo chiamati a vivere e condividere.
I giovani di Madrid condividono con noi alcune delle parole e delle foto di questa esperienza che custodiscono preziosamente:
“Per me è stata un'esperienza unica e spiritualmente arricchente. Oltre a poter ricordare e vedere come Dio sia sempre presente nella nostra vita, ha rafforzato la mia fede”. MARIA.
«Per me è stato un dono che mi ha fatto vedere la grazia di Dio nella mia vita. Dal momento in cui hanno annunciato alla parrocchia che saremmo andati alla GMG, ho detto: "Non ho i soldi e non ho i documenti per lasciare la Spagna". Questo desiderio batteva forte nel mio cuore, desideravo davvero questo incontro... finalmente si è realizzato. Quando siamo arrivati al luogo dell'incontro in Portogallo, ho provato sinceramente una grande emozione nel mio cuore nel vedere così tante persone riunite da diversi Paesi, Ho pensato: solo Dio Padre può chiamare tanti cuori a questo incontro... È stata una grazia vedere questa folla (...) non siamo soli, ci sono più persone che seguono Cristo... Questo mi dimostra che ho scelto bene: seguo un Cristo vivente che dà una pace ineguagliabile!». ARELIS
«È stata una profonda esperienza di benedizione per tutta la Chiesa e soprattutto per ogni giovane... Sono tornato davvero rinnovato e con molta forza per continuare ad accompagnare i giovani nelle mie attività pastorali. Il campo dove abbiamo tenuto la Veglia è stato veramente un "campo di Grazia", Dio lo ha abbondantemente colmato con ogni tipo di benedizione e presto raccoglieremo i frutti spirituali nei luoghi dove la Giovane Chiesa si sviluppa e cresce.
Alleluia a nostro Signore». TATI
Suor Karina e la comunità di Figlie della Croce a Madrid
La Famiglia Figlie della Croce, laici e suore, cammina in fraternità dedicandosi ai piccoli e ai poveri.
Ci siamo riunite nella comunità di Los Yébenes (Madrid) per celebrare il nostro Santo Fondatore Sant'Andrea Uberto Fournet, condividendo la preghiera e una merenda.
La gioia di questo incontro ci incoraggia a continuare ad allargare lo spazio della nostra tenda, a dispiegare senza esitazione i teli della nostra dimora, ad allungare le nostre cordicelle e a rafforzare i nostri paletti, nella certezza che avremo in abbondanza e abiteremo le terre abbandonate, come espresso nel testo biblico scelto dal nostro 26° Capitolo Generale: Isaia 54, 1-3.
Madrid, 11 giugno 2022
Fa caldo come in agosto, anche se la primavera non è ancora finita. La nostra creativa Suor Karina ha appena preparato un bellissimo affresco: su uno sfondo verde, diverse mani di diverse razze si intrecciano a formare una croce. È il giorno dell'INVIO di due giovani dell'ALLEANZA INTERNAZIONALE DI VOLONTARIATO (VIA), per lavorare per i poveri in Argentina.
Le due giovani volontarie, Lucie e Guille, ci vengono incontro e ci accompagnano con i loro rispettivi veicoli alla chiesa di San Carlo Borromeo, a Villanueva de la Cañada, dove si svolgerà la cerimonia di invio.
Siamo arrivati alla bella chiesa parrocchiale. L'Eucaristia della sera della solennità della Santissima Trinità sta per iniziare. Nel presbiterio due belle immagini del Cristo crocifisso e della Vergine Maria invitano alla contemplazione. Nella stessa Eucaristia si celebra il giubileo d'argento di una coppia sposata, accompagnata dai suoi due figli preadolescenti. Dopo il rito del matrimonio, celebriamo l'invio di Lucie e Guille, rispettivamente studentesse di medicina veterinaria e odontoiatrica. Un coro esalta la bellezza del momento con canti di Händel, Mozart, ecc. Le due giovani leggono la testimonianza commovente che avevano redatto prima. Ricevono il loro invio con la benedizione del sacerdote, che consegna loro una piccola croce da portare sul petto e un T-shirt sgargiante.
Dopo la cerimonia, un cantante dedica alla coppia una canzone, composta appositamente per loro, con musica popolare accompagnata da uno strano strumento a percussione.
Viene dato l’annuncio che è stata preparata nel cortile della parrocchia una merenda per celebrare l'INVIO. Il caldo si è calmato e il posto è incantevole. Al centro, sotto un cipresso, si trova una statua di San Giuseppe. Intorno ci sono dei sedili in pietra che formano un quadrato. Il cortile è ampio, circondato da chiostri che comunicano con le sale di riunioni. È un posto davvero accogliente. Lì abbiamo gustato una deliziosa merenda con Guille, Lucie, i suoi amici, ragazzi appartenenti al movimento EFFETÁ, delle Suore della Compassione (Ana, Mari Cruz, Carmen, Yudeisy) e cinque delle sei Figlie della Croce che vivono a Madrid. Il sacerdote celebrante, accompagnato dalla sua chitarra, si unisce alla celebrazione. Karina insegna ai giovani a ballare una danza tipica del nord dell'Argentina (la chacarera). Poi tutti i giovani cantano, accompagnati dal sacerdote alla chitarra, il canto ALMA MISIONERA (ANIMA MISSIONARIA). I giovani di EFFETÁ sono pieni di entusiasmo. Abbiamo parlato con uno di loro che ci ha spiegato i progetti nei quali ha lavorato: i prigionieri, la prostituzione, le madri che vogliono abortire, i bambini maltrattati... Ha spiegato: "Siccome mi sono reso conto che non ho la vocazione di sacerdote, mi dedico al lavoro sociale". È felice. Ha scoperto che la CARITÀ è la ragione e il fondamento di ogni dedizione agli altri. Ha trovato la sua strada.
La notte è calata sul gruppo, sono le 23,30 ed è tempo di partire. Il sacerdote deve chiudere la chiesa parrocchiale. Sotto la luna crescente, la facciata della chiesa di San Carlo Borromeo risplende di fascino. Lucie e Guille ci accompagnano al nostro appartamento a Camarena. È stata una serata gioiosa, perché quale gioia più grande può esserci se non quella di partecipare alla generosa dedizione di due giovani che, avendo potuto trascorrere una tranquilla estate di riposo dopo un duro corso estivo, offrono con entusiasmo la loro persona e il loro tempo al progetto umanizzante del Regno di Dio a beneficio dei più piccoli? Una testimonianza di fede e di amore che ci riempie di speranza. Lo Spirito soffia costantemente, ispira con forza e opera in coloro che lo lasciano fare. Accompagniamo Lucia e Guille e tanti giovani che, come la nostra beata e martire Maria Laura Mainetti, vogliono fare della loro vita qualcosa di bello per gli altri.
Maribel Segurola, Figlia della Croce
SCRIVENDO LA STORIA DI ONDARROA (1904-2021)
Il 14 aprile 1904, dalla Francia arrivarono quattro suore a Ondarroa, poiché, in Francia, alle congregazioni religiose era stato vietato di insegnare.
Regina de la Torre, vicina di Villarcayo, celibataria, entrò nella congregazione delle Figlie della Croce con il nome di Suor Ottavia. Ella comprò la casa delle Suore. La accompagnarono:
Suor Romania / Suor Madeleine / Suor Saint Michel
Poco dopo il loro arrivo, il Comune di Ondarroa affidò loro l'insegnamento ai bambini piccoli. In seguito, presero la responsabilità dell'Ospedale di Goikokale fino al 1990, quando, con la costruzione della nuova residenza, si trasferirono nel villaggio. Ne parleremo più avanti.
(...)
La nostra missione
Una comunità di presenza, semplice, in mezzo alla gente, in attitudine di servizio, con “ogni genere di opere buone” (Santa Giovanna Elisabetta, Fondatrice).
L’Eucaristia, tanto invidiata dalla gente che ci frequenta, gruppi di preghiera ecc., è al centro della nostra casa. Ci incontravamo spesso per condividere la Parola, le celebrazioni nei tempi liturgici... (mancano questi incontri). Per noi, durante questa pandemia, è stato il miglior vaccino: avere l'Eucaristia in casa, il Signore tra noi, il vivere a partire dall'interno, ecc.
Ci sono tante esperienze. In tanti anni abbiamo vissuto tutto, eventi felici e tristi. Gli anni in cui abbiamo sofferto la violenza dell'E.T.A., abbiamo sofferto tutti insieme.
La gente è stata profondamente colpita dalla politica ed è difficile andare avanti, anche se si vedono sforzi di comprensione e di perdono.
Ondarroa è un paese forte nel vivere le sue tradizioni, il folklore, i costumi, l'ospitalità... Questi sono valori del paese per i quali ci siamo sentite accolte.
La popolazione aveva una grande possibilità di pesca, fiorente durante molti anni. Intorno al 1970 arrivò nel paese gente da diversi punti della Spagna, soprattutto dal sud, in cerca di una vita migliore. Lavorano in mare e nella pulizia delle case. Al giorno d'oggi, gli immigrati sono persone che vengono da altri paesi. Gli africani senegalesi sono quelli che lavorano di più in mare, Gli equatoriani, che sono più numerosi, lavorano nel monte e le donne, la maggioranza, nel servizio domestico e alcune, se sono fortunate, nel settore della conservazione del pesce.
Dal 2001, sono arrivati gli immigrati e hanno iniziato a bussare alle nostre porte con un S.O.S. d'emergenza. Questa situazione continua ancora oggi.
Ogni giorno, nel miglior modo possibile, cerchiamo di aiutarli. Per molti di loro, siamo i loro punti di riferimento, come lo esprimono. L'effetto richiamo li fa venire da noi a cercare modalità di integrazione, di iscrizione, di alloggio (molto difficile), ma noi usiamo i nostri contatti e, poco a poco, sono loro che si aiutano.
Accompagniamo dai medici, distribuiamo vestiti. Lavoriamo con gli Assistenti Sociali del Comune (lavoro sociale condiviso con loro). A volte ci dicono che conosciamo i bisogni delle persone meglio di loro. Lavoro in Caritas, case di riposo...
Suor Maria Moriones è membro del Consiglio Parrocchiale e Suor Beatriz Dañobeitia collabora per la Liturgia nella Chiesa di Kamizazpi. Catechesi a domicilio per casi speciali (bambini in difficoltà), molto centrata sul problema della migrazione, a partire da una comunità di accoglienza e di ascolto di tutti i tipi di eventi e richieste. Cura e decorazione, insieme a un laico, della Cappella del Cristo della Piedad.
Tornando al tema della cappella della scuola Figlie della Croce, abbiamo parlato della Vergine del Carmen, quando la scuola è stata chiusa. L'Associazione della Casa di Galizia ha chiesto che venga lasciata a loro la statua, se ne prenderanno cura. E così lo stanno facendo. Hanno messo una targa sulla statua che dice: Proprietà delle Figlie della Croce. L’hanno restaurata e, con grande gioia, ogni anno i galiziani, dopo la Messa nel giorno della Vergine del Carmen, la portano in processione, anche in barche sul mare, a cui aggiungono fiori per i marinai defunti.
Quante cose diremmo ancora! Che la Vergine di Antigua ci assista.
Suor Beatriz Dañobeitia e Suor Mª Dolores Moriones,
Figlie della Croce
2022... un virus che si rifiuta di andarsene, dopo due anni di pandemia. Due anni di difficoltà, malattie, morti... tempi di oscurità. Senza averlo ancora sconfitto, una guerra scoppia vicino a noi, un'altra nel mondo, alle porte dell'Europa. L'Ucraina brucia sotto i missili di Putin, guidato dalla follia, dalla mancanza di umanità, dalla mancanza di empatia... L'Ucraina brucia... e resiste con la sua piccolezza!
Donne, bambini, anziani... Da un giorno all'altro, sono costretti a lasciare la loro famiglia, i loro amici, la loro città, la loro cultura, il loro posto nel mondo... Da un giorno all'altro, non c'è alternativa: fuggire per salvare la propria vita.
In pochi giorni, più di tre milioni di persone lasciano il loro paese, in preda alla disperazione, a una profonda tristezza, al disastro, al dolore... cercano rifugio dovunque è possibile.
Sì, nella morte c'è la resurrezione. La luce, per quanto debole, prevale sulle tenebre. Dalle ferite nascono i germi della vita.
Di fronte alla follia, un'ondata di solidarietà percorre anche i cuori dell'Europa.
È la domenica del 13 marzo 2022. Nel pomeriggio, ricevo una chiamata da suor Ana Rodríguez, della Comunità di Egiluze (Irún): sono appena state informate che un gruppo di pompieri di Madrid sta tornando dalla frontiera tra l'Ucraina e la Polonia con le loro camionette, dove hanno tratto in salvo un gruppo di donne e bambini, e che dovranno riposare a Egiluze per continuare il loro viaggio di salvezza. Non c'è altra scelta, non è possibile soffocare il grido di coloro che soffrono. Nemmeno Santa Giovanna Elisabetta si è chiusa orecchie quando, tornando dall'Eucaristia, ha sentito grida di dolore in mezzo alla foresta. È un’occasione reale e concreta per mettere in pratica ciò di cui abbiamo parlato negli ultimi anni: suore e laici, insieme come una famiglia, al servizio dei piccoli e dei poveri.
Le suore organizzano il necessario per preparare l'arrivo dei furgoni carichi di donne crocifisse. La gente dei dintorni collabora e lascia panini e prodotti per la colazione.
Quando arrivo a Egiluze, verso le 22,30, tutto è pronto per accogliere questi rifugiati. In ogni caso, c'è un certo disagio o nervosismo di fronte a una situazione insolita. Non so veramente ciò che faccio a Egiluze, ma so che sono là dove devo essere: con le mie sorelle. L’arrivo è previsto per l’una, poi per le 2,30... Queste ore di attesa sono anche un regalo, un tempo per ritrovarsi, per parlare di ciò che è umano e di ciò che è divino... Suor Karina prepara, con talento e molto calore, dei pannelli di benvenuto in lingua ucraina. Decoriamo l’entrata, indichiamo i corridoi che conducono alle camere e alla sala da pranzo, collochiamo un messaggio di benvenuto nella sala da pranzo: Ласкаво просимо ("Laskavo prosymo" = "benvenuti").
Alle 2,15 del mattino, continuiamo a chiacchierare, in alcuni momenti, quando la fatica si sente maggiormente, chiudiamo gli occhi e posiamo le nostre teste sul divano: un’immagine che si potrebbe trovare, in questo preciso momento, in qualsiasi famiglia. In questa calma agitata, il silenzio prende il sopravvento: è il silenzio del sabato santo.
Uno squillo di telefono rompe il silenzio; sono i pompieri: Hanno ancora della strada da fare per raggiungere Irun, e stimano che arriveranno verso le 3.30 del mattino.
Il silenzio, interrotto da uno sbadiglio occasionale, continua.
Sono le 3,15, e devo muovermi per non addormentarmi. Decido di scendere nel cortile per mettere nella mia macchina il libro che avevo con me, e che tra le chiacchiere e i silenzi, non avevo aperto. Quando arrivo alla reception, dalla piccola finestra, vedo delle luci. «Che cos’è questo? Non è ancora l’ora, ma ci sono parecchie luci», mi dico. Chiamo Suor Ana al telefono. «Penso che sono già arrivati, ci sono diverse luci», le dico. Risponde: «Di già? Forse è l’Ertzaintza (polizia basca)? A volte passano di là per motivi di sicurezza. Scendiamo, nel caso che… ».
La prima ad arrivare alla reception è Suor Maïté Heredia. Pensiamo che siano loro. Arrivano anche le altre suore (Suor Consuelo, Suorr Charo, Suor Karina).
Suor Maïté Heredia apre la porta d’Egiluze. In effetti, sono loro. O piuttosto: sono donne. Sono loro la luce. Una folla di donne, alcune con bambini e adolescenti, escono dai furgoni, portando sacchi non molto grandi. Usciamo e ci avviciniamo a loro, annuendo con la testa in segno di benvenuto e rispetto. Si può vedere la fatica sui loro volti, nonostante le mascherine, e camminano lentamente. Offriamo loro nuove mascherine, ma uno dei pompieri ci dice che non è necessario, che ne hanno più che a sufficienza per i prossimi giorni. Si dirigono verso l’entrata, alcune suore accompagnano le prime, noi aiutiamo a portare i bagagli... Salgono le scale e, vedendo le camere aperte, entrano. C’è un po’ di caos nella distribuzione delle camere, ma poco a poco si sistemano due a due, le madri coi loro bambini... Salgo di nuovo le scale con una donna ucraina: lei si ferma davanti alla Croce del Risorto, guarda il Cristo risorto e gli accarezza dolcemente i piedi con uno sguardo d gratitudine. Sono colpito da questo gesto: la luce in mezzo alle tenebre.
Arriviamo all’ultimo piano, c’è una giovane che parla un po’ spagnolo. Mi dice: «Grazie, fratello, grazie! Avete messo perfino dei pannelli in ucraino, com’è gentile da parte vostra! Le offro la password di Wi-Fi, e subito i giovani vengono a connettersi ad internet. “Dobbiamo contattare i parenti, alcuni sono ancora in Ucraina, altri sono in altri paesi, dobbiamo dire loro che siamo qui e che siamo sani e salvi”, dice la ragazza ucraina che parla la nostra lingua.
I pompieri di Madrid, di cui uno di Tarragona, sono gli ultimi a salire al piano e a sistemarsi nelle loro camere. Parlo ad uno di loro, sono veramente stanchi, ancora più dei rifugiati. Mi informa che hanno viaggiato per circa 1.800 chilometri lo stesso giorno. Gli chiedo se hanno bisogno di qualcosa, e lui risponde “dormire, qualche ora basterà”. Poi avvicinandosi, mi dice che il gruppo si è calmato, ma che arrivando in Ucraina, hanno visto scene di disperazione, dei volti terrificati... “Quello che ho visto è indescrivibile. Non si può augurare questa situazione a nessuno”. Continuiamo la nostra conversazione, mentre le suore vanno e vengono, portando dentifricio un po’ di gel doccia nelle camere. Si stabilisce la calma e il silenzio e, dopo aver salutato le suore, lascio Egiluze dietro di me, con tutte le camere illuminate. Alle 5 del mattino, le strade della città sono vuote e le case buie. La luce d’Egiluze contrasta con l’oscurità delle case. Che contrasto!
Arrivo a casa, mia madre è rimasta svegli fino al mio arrivo e, dal letto, informo la Fraternità Molante di ciò ce ho vissuto. Tutti sono stati presenti, ciascuno dal loro posto, con la preghiera, con un accompagnamento fraterno, familiare. Preghiera e azione. Suore e laici. Insieme. Non in quanto famiglia, ma IN FAMIGLIA.
È già lunedì e io, con solo alcune ore di sonno, ritorno alle mie responsabilità. Il gruppo di donne, bambini e pompieri si risveglia, scende per la colazione... Salgono sui furgoni e, a mezzogiorno, proseguono il loro cammino.
Quello che ho vissuto e condiviso mi dà motivo di riflessione. Prima di tutto, la conclusione più evidente: Dio si rende presente nell'oscurità, nella disperazione, nel dolore... E in secondo luogo: un bell'esempio di agire come una Famiglia, un'esperienza di vita, radicata nel Carisma, suore e laici, mano nella mano, insieme, in una combinazione inseparabile di preghiera e missione. Per i crocifissi di oggi. Con la convinzione che attraverso la Croce si arriva alla Risurrezione, che è nelle tenebre che la luce brilla di più, che con il Signore, per il Cristo, con Lui e in Lui, la morte diventa vita.
Lander Ugartemendia Mujika
Paula, una giovane di 16 anni, mercoledì si è recata in Polonia con suo suocero. Hanno fatto un lungo viaggio da Irun (Spagna, Paesi Baschi) a Varsavia, dove hanno lasciato alcune borse con vestiti alla stazione ferroviaria e hanno preso una madre con la figlia piccola e un’amica.
“Ho avuto la sensazione - racconta Paula - di aiutare dall'interno (...) quando vedi queste persone, quando vedi il loro volto di speranza, 'ormai sono al sicuro’ (...), questo suscita qualcosa in noi, ci sembra di conoscerli da molto tempo. Ma in realtà li conosciamo solo da dieci minuti. Ma è una sensazione meravigliosa (...) Aiutare è la cosa più bella del mondo”.
Grazie a questa esperienza, lei e la sua famiglia non potevano più restare senza far nulla. Hanno condiviso il progetto con altri e anche molti altri sono stati coinvolti. Il nuovo obiettivo era quello di tornare in Polonia con più veicoli e portare più persone. Così si è formata una rete di solidarietà: un gruppo di donne di Irun, le famiglie ospitanti di Madrid, le persone che hanno fatto dei doni, un gruppo di pompieri e le Figlie della Croce. Tutti volevamo aiutare - avevamo bisogno di aiutare!
Nelle prime ore di domenica 13 marzo, cinque minibus sono arrivati in Spagna con un contingente di 38 persone provenienti dall'Ucraina. C'erano donne, adolescenti, alcuni bambini e un piccolo cane. Sono rimasti a Eguiluze per riposarsi e riprendere le forze prima di fare l’ultima tappa del viaggio verso Madrid.
La forza delle donne ci ha commosso! Sono fuggite per prendersi cura dei loro figli e riuscire a sopravvivere, ora arrivano in un paese con una lingua incomprensibile, senza sapere per quanto tempo e sapendo che devono ricominciare. Donne forti che riflettono sui loro volti la fatica, l'incertezza, ma anche la gratitudine e una piccola luce di speranza in mezzo a tanto dolore.
Noi, suore e laici, abbiamo sentito il bisogno di andare incontro ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra, di correre il rischio di "allargare lo spazio della nostra tenda" (Is 54,2), della nostra casa e del nostro cuore. Non abbiamo ascoltato le loro storie né siamo riusciti a consolarli per le loro ferite, ma è stata una grazia averli accolti nella nostra casa. Erano particolarmente grati di poter godere della natura, di stare fuori senza pericolo, di camminare in piena libertà e di ascoltare il silenzio.
Forse questo tempo, in cui la compassione si esprime in molti atti di solidarietà nei diversi paesi d'Europa, è un tempo in cui lo Spirito è stato utile per fare di questa umanità una "nuova creazione". Dove le più grandi risposte e i più grandi gesti d'amore vengono dal basso, dalla gente, e raggiungono luoghi mai pensati prima. Perché, come ci ha detto Paula, «se tutti aiutano, alla fine, le cose brutte e tutto ciò che è brutto perdono importanza e forza. Se ci sono più persone buone che cattive, allora il bene vincerà».
Condividere in poche righe la storia e lo spirito della comunità di Villabona che ha iniziato il suo cammino nel 1904, è un po' difficile da fare - per non dire impossibile - ma lo faccio per rispetto per tutte le suore che si sono dedicate in questo comune e per tutte le persone che si sono fidate - e si fidano - di loro. Con l'intenzione di far crescere il nostro spirito di famiglia attraverso la conoscenza - reciproca, se possibile - ecco questo testo.
Il primo dettaglio importante è che nel 1903, in Francia, era vietato alle congregazioni religiose insegnare. Per questo motivo, molte congregazioni sono partite per stabilirsi in altri paesi e le nostre suore di Francia sono state inviate in diversi paesi.
Nel 1904, più di venti comunità furono aperte in piccole città della Spagna. In questo contesto, la città di Amasa ha richiesto la presenza delle Suore di Ustaritz perché desiderava assicurare un'educazione cattolica ai bambini e ai giovani.
Anche il sindaco di Villabona chiese un'altra comunità di Figlie della Croce per l'insegnamento, in fondo al villaggio, dando loro la propria casa per dodici anni fino a quando fu costruita la scuola di San José. È stato un ottimo gesto da parte sua. Quindi ci sono due comunità educative in AMASA VILLABONA che si trovano in uno stesso comune.
Con il passare del tempo, la missione delle suore si aprì, poiché il consiglio comunale chiese loro una comunità che si occupasse dell'ex asilo di Villabona. Hanno iniziato la loro presenza lì il 14 febbraio 1948 con Suor Josefina e Suor Pilar Ángeles.
Negli anni '60, ci fu molta immigrazione nella zona; molte persone vennero a lavorare nell'industria cartaria, tessile e metallurgica, che erano le industrie della città. Per questo motivo, la città crebbe e, di conseguenza, c'erano molti bambini e la scuola divenne troppo piccola. Di fronte a questa situazione, le Suore abbandonarono le loro stanze, la sala di comunità, la cappella e tutta la casa per ingrandire le aule e acquistarono l'appartamento nel 1969 affinché la comunità potesse avere un luogo per dormire mentre passava la giornata a scuola, ed è in questo appartamento che si trova l'attuale comunità.
Nel 1973, la legge sull'istruzione di Vilar Palasí estese gli anni di istruzione obbligatoria a 16 anni e poiché non c'erano possibilità nella scuola per mancanza di spazio, Di fronte a questa situazione, e poiché nelle grandi città c'era anche molta immigrazione e le scuole di Errenteria, Zumárraga e Bilbao furono ampliate, le comunità dei piccoli paesi furono toccate dalla chiusura per la mancanza di bambini e di spazi e perché il personale era necessario in questi centri ampliati.
A Villabona c'era una scuola parrocchiale che offriva il baccalaureato ai bambini.
Se ne approfittò per creare un'educazione mista tra le ragazze della nostra scuola, i bambini del centro parrocchiale e un piccolo asilo che stava nascendo anch'esso, e tra i tre si formò l'IKASTOLA del SACRO CUORE DI GESU' a carico della parrocchia. E ha assorbito anche le suore che erano quattro nell'Ikastola. L'ultima ad andare in pensione è stata Suor Justa nel settembre 2004.
Proprio nel settembre 2004, abbiamo celebrato il centenario delle Figlie della Croce ad AMASA-VILLABONA con la presenza di numerose sorelle che avevano dedicato la loro vita a questo servizio alle persone.
In molti altri comuni dove eravamo in piccole scuole, anche queste dovettero essere chiuse e in questo modo si perse la presenza delle Figlie della Croce. Ma a Villabona hanno continuato a rimanere per la loro missione nella residenza, dove le nostre suore erano state fino al 2004.
Da quell'anno, le suore, oltre alla loro presenza religiosa, sono state coinvolte nella Pastorale della salute, con il gruppo parrocchiale che visita le due case di riposo per l'accompagnamento spirituale dei residenti e la cura di quelli che lo desiderano e che restano nel loro domicilio. Erano anche coinvolte nella parrocchia con la liturgia e come ministri straordinari dell'Eucaristia.
Dopo un intervallo di un anno e mezzo senza la presenza delle suore, la comunità è ancora viva con Jone, Maria Rosario e Inma. Erano solite visitare le persone nelle due case di riposo, ma ora, con il covid 19, non possono farlo. Oggi continuano a visitare le famiglie, ma con minor frequenza.
Maria Rosario fa parte del gruppo Caritas, dove si incontra ogni due settimane. Ci sono molte persone provenienti dalla Nigeria, dal Marocco e dal Sahara. Li aiutano soprattutto nella documentazione e nella gestione burocratica, perché sono in stretto contatto con l'assistente sociale e il consiglio provinciale di Gipuzkoa.
Inma è nel «Nagusi Iaun», che è un gruppo di attenzione al cittadino e nel quale è presente da molti anni.
E Jone è nella «Fraternità Molante», e rende presente la Congregazione in mezzo ai laici, per formare insieme la Famiglia Figlie della Croce.
Ma soprattutto, la missione principale di questa comunità è la presenza della Vita Consacrata - in modo più concreto, la presenza delle Figlie della Croce - tra la gente.
Grazie perché vi aprite ogni giorno all'azione dello Spirito che vi parla attraverso la realtà di Villabona.
Amaia Muñoz
Sono passati 224 anni da quando, nel 1797, i nostri fondatori Santa Giovanna Elisabetta e Sant’Andrea Uberto si sono incontrati nel fienile dei Marsyllis. Era un'epoca travagliata, un'epoca di persecuzione, di ricerca delle radici profonde della fede, momento di abbracciare la Croce, simbolo della Vita. Era un periodo di tenebre in cui la Luce è emersa, nelle continue resurrezioni che sono evidenti in tutta la storia.
224 anni più tardi, l’incontro ai Marsyllis continua a interpellarci in maniera diretta: il valore dell'umiltà, un atteggiamento proteso all'incontro, il cammino di convergenza, cercare e ricevere il Nutrimento per essere nutrimento per gli altri, In breve, l'immagine dei Marsyllis ci invita oggi a tornare a ciò che è importante, all' essenziale, al nucleo, alla fonte: incontrarsi per incontrare Colui che è e sarà sempre "la Via, la Verità e la Vita".
Questo fienile e quello che vi è accaduto possono insegnarci e guarirci oggi.
Oggi costruiamo, viviamo, godiamo di un nuovo Marsyllis, alla luce del Vangelo e del Carisma: l'incontro e la convergenza della vocazione religiosa e della vocazione laica nella Famiglia Figlie della Croce, una realtà sempre in costruzione, che traspira gioia e speranza, e che richiede occhi, braccia, mente e cuore ben aperti per essere docili allo Spirito Santo.
Ricordo ancora una certa domenica della primavera del 2017, quando ricevetti la chiamata della Superiora Generale, Susana Felice, che mi invitava a partecipare a un nuovo gruppo di lavoro: il Comitato Internazionale Laici Suore (CILS). Non ho avuto dubbi e ho risposto con convinzione: "SÍ". Ben presto la Superiora Provinciale, Asun Arbonies (che riposi in pace), m’invitava ad una celebrazione di invio con le Suore d'Egiluze, casa regionale. In comunità, suore e laici. Laici e suore. («Perché siano uno,» Gv17, 22). Una nuova tappa, un tempo di speranza! Mettiamoci al lavoro!
Il primo incontro in presenza (faccia a faccia) del CILS ha avuto luogo nel luglio 2017, nella comunità di Rue de Sèvres a Parigi. Qui ho incontrato i membri della nostra équipe: Florence Davost (FR), Pietro Biavaschi (IT) e Suor Marie-Paul Dossat. Siamo stati accompagnati dal Consiglio generale e accolti, con semplicità e affetto, dalle suore della comunità.
In questo primo incontro abbiamo stabilito la nostra "Mappa del cammino" e la via da seguire per la costruzione della Famiglia Figlie della Croce. Questo incontro ha avuto anche il significato di una nuova Marsyllis! Nel 2018 abbiamo avuto un incontro a Parigi, e nel 2019 a Chiavenna.
La visione della nostra équipe era orientata verso l'Assemblea Laici-Suore, che avrebbe dovuto svolgersi a La Puye nell'estate del 2020, con l'obiettivo di elaborare un Libro di Vita. Tuttavia, la pandemia del coronavirus ha cambiato tutti i progetti: un tempo nuovo, buio, che ci offre anche l'opportunità di risparmiare tempo, rafforzare e approfondire il lavoro attraverso diversi incontri a distanza, in vista dell’Assemblea che, la situazione lo permetterà, avrà luogo in agosto 2021. Un tempo di adattamento. Passaggio dalle difficoltà alle opportunità.
Dal 2017 a oggi, e su invito del CILS, diversi gruppi, laici e suore, abbiamo riflettuto, meditato, approfondito e scoperto ciò che ci unisce: il Vangelo e il Carisma dei nostri fondatori. Il Vangelo e il Carisma creano legami e ponti in seno ai gruppi e alle comunità, ma anche fra paesi e anche fra Stati e vocazioni (religiose e laici). Dei cuori individuali che formano un solo grande Cuore.
Durante gli anni 2017-2018 ci siamo concentrati sulla PREGHIERA: che cos'è, come è, come ci aiuta, a che cosa ci chiama? In che cosa e come la preghiera di Gesù ci insegna e ci guarisce? In che cosa e come ci insegnano e ci guariscono le preghiere di Sant’Andrea Uberto e Santa Giovanna Elisabetta? Quale forma e quale valore hanno le nostre preghiere quotidiane?
Durante il percorso seguente, 2018-2019, abbiamo avuto l’occasione di scoprire che è una FAMIGLIA SPIRITUALE a partire dalla vocazione personale di ciascuno di noi. Perché desideriamo costruire una famiglia spiritule? Quali caratteristiche dovrà avere? Che cosa ci unisce? A che cosa ci chiama Gesù personalmente e in quanto Famiglia?
Il terzo tema sul quale abbiamo lavorato, nel 2019-2020 è stato quello della MISSIONE: Che cosa ci insegna Gesù della sua missione? Che esempio ci ha dato la missione realizzata da suor Maria Laura? Qual è la nostra missione personale? Qual è la missione della Famiglia Figlie della Croce?
Nello stesso tempo, abbiamo avuto l’opportunità di riflettere, in modo individuale, sulla nostra RISPOSTA PERSONALE a questo progetto di vita: Come ho voluto appartenere alla Famiglia Figlie della Croce? Di che cosa avrei avuto bisogno per vivere questa appartenenza? Che cosa mi aiuterebbe a viverla?
Questo cammino la facciamo tutti, insieme, superando le distanze, le culture, le lingue, la pandemia… In confinamento completo, noi équipe del CILS abbiamo lavorato diversi documenti ricevuti, e abbiamo costatato la profondità dei contributi, delle riflessioni e dei sentimenti; come una sete di continuare a camminare insieme. Unione nella diversità! Una grande gioia! Ora gruppi e comunità abbiamo l’occasione e il dono di poter lavorare, assaporare, riflettere sul documento di lavoro dato ai delegati dei diversi paesi.
Nel 1797 o nel 2021, tempo buio, brilla la Luce come ai Marsyllis.
In questo tempo di pandemia, in cui l’incontro, l’unione, la relazione e la prossimità sono talmente diminuiti, possiamo dire chiaramente e a voce alta:
La Famiglia Figlie della Croce vive un nuovo Marsyllis!
Lander Ugartemendia
Attualmente, nella Valle di Karrantza, le Suore vivono in un appartamento, ma all’inizio questa comunità viveva nella casa parrocchiale in risposta ad una chiamata del Vescovo.
Mariví Vadillo, Consuelo Izquierdo e María Luisa Izura, accompagnavano il parroco nelle quattordici parrocchie sparse, se non sbaglio, in questa valle.
È importante tenere presente che questa è una zona rurale, una valle con le sue montagne, dove è necessaria una macchina per potersi spostare. La mancanza del mezzo di trasporto rende difficile realizzare la missione, a causa delle distanze tra le diverse parrocchie.
Le Suore avevano un incontro settimanale per organizzare i diversi impegni che una parrocchia può avere: celebrazioni, catechesi, Caritas… Ogni quindici giorni partecipano a un incontro territoriale con i sacerdoti della zona.
Poiché era impossibile celebrare l'Eucaristia in tutte le parrocchie della valle, si alternavano e le suore si impegnavano ad animare la Celebrazione della Parola in alcune parrocchie dove il parroco non poteva farlo.
Qualche anno dopo, arrivò Angelita Baztán in questa comunità. Come lei dice, gli impegni erano già ben organizzati e la sua prima missione fu quella di portare in macchina le suore nei loro luoghi di missione.
Più tardi, Maria Luisa Izura andò a far parte della comunità di Irún per problemi di salute.
Fu un tempo di lavoro pastorale intenso vissuto con gioia, ma dopo sedici anni, nell’organizzazione parrocchiale ci fu un cambiamento e le Suore andarono a vivere in un appartamento per svolgere una diversa missione.
Qualche tempo dopo, Consuelo Izquierdo fu trasferita a Limpias, dopo la morte di Teresa López e, nonostante le distanze, formano un'unica comunità, condividendo alcuni incontri e riflessioni, celebrando insieme date speciali sia quelle della fede, le feste, sia quelle della vita: i compleanni. Condividono la stessa missione, anche se a contatto con persone diverse.
In Karrantza, fino a poco tempo fa, Marivi ha continuato ad animare la Celebrazione della Parola. Le visite alla gente si fanno ancora in modo informale: l'"impegno dell'ascolto", così importante anche se spesso non ne siamo consapevoli.
Ci rendiamo conto del loro valore solo quando ci manca la gente con cui poter parlare, o dopo aver vissuto l'esperienza di parlare con persone di fiducia che trasmettono empatia, amore...
Concludo ringraziando Mariví e Angelita, e ricordando anche Isabel e Consuelo, di cui abbiamo già condiviso la testimonianza nel primo Bollettino, e che fanno parte della nostra attuale comunità, nonostante la distanza.
Continuate a trasmettere il messaggio evangelico, prima di tutto per quello che siete, testimoniando la gioia di vivere con Dio e per Lui, nella semplicità della vostra vita.
Il Comune di Fuenmayor (La Rioja-Spagna) con il consenso dei tre gruppi politici rappresentati in plenaria, ha proposto di dedicare una strada locale a una persona che per più di 60 anni ha svolto un importante lavoro a Fuenmayor.
La prossima settimana, il sindaco di Fuenmayor firmerà la delibera che dichiara che una delle nuove strade della città si chiamerà "Calle de Sor Natividad".
Suor Natividad arrivò alla scuola delle Figlie della Croce a Fuenmayor nel 1954 e vi rimase per ben 64 anni fino a quando, nel 2018, quando aveva già molti anni e in precarie condizioni di salute, fu trasferita nella casa provinciale della congregazione a Irun dove morì poco dopo, all'età di 97 anni.
Durante tutti questi anni si è dedicata all'educazione di generazioni di bambini e bambine, lasciando un ricordo indelebile della sua personalità.
Si dedicò anche a molte altre attività, visitando i malati e le persone anziane, dedicandosi alla catechesi, aiutando il parroco nella chiesa e tutti coloro che avevano bisogno di lei a Fuenmayor. "Ho amato molto Fuenmayor e tutti quanti. Per me è stata la mia gente e la mia vita. Non so come ringraziare questa popolazione che ho amato così tanto" ha detto nel suo saluto.
Ora sono le persone che vogliono ricordare il suo lavoro e perpetuare la sua memoria dedicandole una strada accanto alla scuola dell’infanzia affinché i bambini, la sua grande passione per tutta la vita, non dimentichino mai una persona che ha insegnato tanto ai loro genitori e ai loro nonni.
Speriamo che mettano in atto questa decisione con la nuova strada.
Le Suore di Fuenmayor
A Madrid siamo nell'occhio del ciclone di questa terribile pandemia di cui forse, inconsciamente, abbiamo pensato che ci saremmo liberati perché sapevamo di avere un eccellente sistema sanitario e che il virus non era più letale di un'influenza, ma questo è il momento della verità e vediamo che le infezioni crescono a un ritmo esponenziale, che i decessi si moltiplicano... che il sistema sanitario sta colando a picco e sentiamo la nostra vulnerabilità.
Lo stato di allarme ci ha fatto rimanere rinchiusi/e... Come Lazzaro, ognuno/a di noi è morto, e sepolto nelle case, abbiamo cominciato a sentire che il nostro amico Gesù è lontano... Non sarà piuttosto che le nostre comodità, la nostra arroganza, ci hanno fatto voltare le spalle a Lui? Non l'abbiamo visto negli ultimi, nei poveri, nei prigionieri, nei senza tetto, nelle persone senza lavoro, senza risorse... Ci siamo preoccupati per ciò che è nostro, della nostra sicurezza, dei nostri piccoli problemi e delle nostre difficoltà, trascurando l'essenziale.
Questa situazione ci costringe a toccare con mano la nostra vulnerabilità e a dare valore a ciò che conta davvero, a constatare che tutti abbiamo bisogno l'uno dell'altro...
Europa, l’orgogliosa Europa, che stava perdendo i suoi valori, sta cominciando a rendersi conto che navighiamo tutti sulla stessa barca, che il pianeta Terra è davvero un villaggio globale e che non si possono porre barriere al nostro campo...
Ci è stato detto in molti modi che siamo in un cambio di epoca piuttosto che in un'epoca di cambio, e forse questo virus viene a insegnarci qualcosa di ciò che significa questo cambio di epoca.
E come dice Koldo Aldai: "Spero che tutta questa crisi rappresenti uno sparti-acque che impone il "prima e dopo", la frattura con tutto ciò che è obsoleto o che è la stessa cosa, il vecchio, il separato, il non solidale... L'errore più grande sarebbe quello di non approfittare di questa preziosa crisi per fare un grande salto nella nostra coscienza collettiva... che le distanze non cadano; che dopo aver vissuto la triste separazione, i muri più solidi non crollino; che i confini di ogni genere non scompaiano”.
Stiamo vivendo la quarantena in Quaresima (ci sarà una ragione). Il confinamento ci invita al raccoglimento, al silenzio e anche se non abbandoniamo ogni attività, infatti seguiamo, per quanto possibile, la vita quotidiana in casa e, per telefono, cerchiamo di occuparci di chi ha bisogno di noi, di chi non possiamo occuparci con la presenza personale, ma possiamo ascoltarli, incoraggiarli e mostrare loro dove possono procurarsi cibo o prodotti essenziali per i loro bisogni primari… possiamo dedicare più tempo alla preghiera e alla lettura e capire che siamo privilegiati perché, a livello materiale, non ci manca nulla, perché abbiamo sorelle, persone che ci amano e si prendono cura di noi… e soprattutto, perché sappiamo che il nostro DIO è AMORE e VITA che è diventato uno di noi e che è RISORTO.
Poiché speriamo che anche questo passerà e torneremo alla normalità che non vogliamo che sia la normalità della guerra in Siria, né dei campi di rifugiati, né delle barche che si affondano nel Mediterraneo… Che non sia la normalità in un mondo ingiusto, dove tanti muoiono di fame mentre altri sprecano.
Che questa crisi siano i dolori del parto che portano
alla nascita di un nuovo mondo... Allora potremo dire:
CHE TU SIA BENVENUTA!
S. Maite Heredia, Hijas de la Cruz
Alla fine del 2019, si è tenuto a Egiluze un nuovo incontro della Fraternità Molante. Un incontro di Famiglia, con momenti di lavoro e di ilarità. Il sabato mattina il deserto ci ha offerto tempo per la riflessione e la meditazione, nel pomeriggio i compiti proposti dal Comitato Internazionale dei Laici ci hanno tenuto concentrati.
Con momenti di preghiera, sia il venerdì che il sabato sera, l'incontro è stato molto arricchente per tutti. Naturalmente, non è mancato il tempo delle risate, come è consuetudine dopo la preghiera del sabato sera, e questo perché il buon umore ci aiuta ad affrontare le complicazioni della routine quotidiana. Quanto è importante mantenere il buon umore!
Percorrere questa strada insieme, come famiglia e con la Famiglia Figlie della Croce. Superare le sfide aiutandoci a vicenda è una grande cosa e un motivo per celebrare, non c'è dubbio! Andiamo avanti e facciamoci coraggio!