Filles de la croix

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UNA GRANDE RICCHEZZA
Nov 23, 2020

Tre gruppi riuniti fra loro online: un gruppo a Roma, presso la Casa Provinciale, un gruppo a Traversetolo ed un gruppo dal Teatro Comunale di Chiavenna. Altri erano collegati dalle loro case. Così si è svolto lo scorso 27 settembre scorso un grande incontro della Famiglia Laici e Suore Figlie della Croce. La riunione è stata guidata da Roma da don Marco Vitale, un sacerdote della Diocesi di Roma che, dopo una lunga esperienza nelle parrocchie di Roma e in alcuni servizi di carattere diocesano, si occupa attualmente della formazione permanente del clero, in particolare, come formatore e accompagnatore in percorsi di integrazione psico-spirituale.

Il tema dell’incontro era incentrato sulle dinamiche del passaggio da istituto religioso a famiglia carismatica, naturalmente riferito alle Figlie della Croce.

Don Marco ha ricordato come ogni istituto valorizza un aspetto dell’unico, infinito carisma, che è quello della Chiesa. Pensare di trasformare l’istituto in famiglia ecclesiale vuol dire allora lavorare affinché il carisma venga nutrito di nuova linfa. Questo cammino può consentire di tornare alle radici del carisma liberandolo da quelle sovrastrutture che si sono formate nei secoli. Nel 2014 con la “Carta di vita per un cammino di fraternità fra laici e suore” sono state individuate le priorità: la Parola di Dio, la preghiera, l’Eucarestia, il Battesimo e Maria. Ma queste non sono altro che le priorità di ogni Cristiano, in particolare se “prende sul serio” il suo battesimo. E poi l’attenzione ai poveri. Oggi ci sono dei poveri che non si vedono, sono quelli della porta accanto, che si possono vedere solo con gli occhi del cuore. E poi ci sono le povertà spirituali. Insegnare e guarire: insegnare significa insegnare come vivere oggi il messaggio cristiano e guarire significa anche, e forse soprattutto, prendersi cura delle malattie spirituali. E non è facile.  E poi guarire i complessi mali psicologici del nostro tempo. Vivi e fai vivere: per far vivere bisogna vivere pienamente, come una madre che vuol dare alla luce un figlio deve essere piena di vita. Se non abbiamo vita non possiamo donarla. Il Vangelo è per tutti, per ogni stato di vita, ma è importante in una famiglia lavorare insieme.

Quando si vuol costruire una famiglia spirituale bisogna guardare come esempio alla famiglia umana e, come diceva il Buon Padre, bisogna avere i piedi per terra. I religiosi devono avere i piedi per terra per consentire ai laici di guardare verso il cielo e così i consacrati possono meglio comprendere cosa vuol dire il concreto della vita di oggi. La famiglia si fa insieme con ruoli chiari, distinti, con confini chiari, se davvero si vuole veramente riunire una famiglia intorno ad un carisma. Bisogna evitare quelli che don Marco ha chiamato invischiamenti e triangolazioni, in pratica favoritismi e rapporti non chiari ed ogni tipo di manipolazione. In questo modo si cresce in una “libertà reale” e non solo proclamata. Una famiglia ecclesiale non va fatta per rispondere al calo delle vocazioni e non si fa per fare delle mezze suore e dei mezzi laici, ha detto don Marco. Si fa invece per vivere pienamente lo stato di vita che ciascuno ha scelto. Una famiglia si fa per stare insieme e quindi è essenzialmente un’esperienza di relazioni. Le relazioni sono faticose, ma, se sono autentiche, diventano feconde. Obiettivo della famiglia è dunque attualizzare il carisma, che è la via preferenziale per raggiungere la maturità spirituale, che consiste essenzialmente nel donare la vita con umiltà.

Don Marco ha concluso con quattro suggerimenti per nostra famiglia ecclesiale:

  1. puntare ai carismi più grandi come diceva S. Paolo, volare alto;
  2. spendere ogni energia per la formazione di tutte le componenti della famiglia;
  3. sviluppare una progettualità concreta verificata e verificabile;
  4. evitare i battitori liberi, i corridori solitari, senza tuttavia mortificare l’iniziativa personale coraggiosa.

Davvero tanta, tanta ricchezza, donata alla Famiglia figlie e figli della Croce che poi è risuonata nei lavori di gruppo e ha dato luogo ad uno scambio di idee e di esperienze tra i vari gruppi in un autentico clima di ascolto.