Filles de la croix

Italia Ritorna in tutte le regioni

Testimonianza di Suor Lucia Bellotti
Jan 13, 2020

La Pontificia Università Santa Croce in Roma, Piazza di S. Apollinare ha organizzato, il 5 dicembre 2019, una giornata di studio sulla Via Consacrata e la Nuova Evangelizzazione oggi.

Alla luce degli insegnamenti di Papa Francesco, l'iniziativa ha voluto offrire "un’opportunità di confronto e di approfondimento delle sfide culturali, spirituali e pedagogiche che interpellano oggi l’identità e la missione dei consacrati". 

Davanti a un folto gruppo di uditori, i relatori hanno illustrato diversi aspetti del tema scelto.
Nel pomeriggio ci sono state diverse testimonianze di religiose e religiosi.
Suor Lucia Bellotti è stata chiamata a presentare la sua esperienza di evangelizzazione nelle Carceri di Rebibbia a Roma.

Suor Lucia è una suora Figlia della Croce d’Italia e da 25 anni vive la sua missione nell’ambiente del carcere. La sua presenza discreta e costante ha permesso di collaborare con la realtà complessa e profondamente ferita di quanti sono detenuti. Insieme ai cappellani carcerari, suor Lucia ha cercato di costruire relazioni umane e cristiane con quanti stanno scontando pene carcerarie molto dure.

Ecco come ha presentato la sua esperienza di Evangelizzazione nell’ambente delle carceri: Mi chiamo suor Lucia e sono una Figlia della Croce.
La mia Congregazione è sorta in Francia dopo la Rivoluzione francese da due Santi: un parroco, S. Andrea Uberto Fournet, e una giovane nobile, S. Giovanna Elisabetta Bichier des Ages.

Per molti anni ho vissuto la mia professione di infermiera presso diversi Ospedali e Case di riposo in varie località in Italia.
Oggi, invece, ormai da oltre 25 anni, svolgo la mia missione di volontaria qui a Roma al Circondariale di Rebibbia e nel reparto riservato ai carcerati dell’Ospedale Pertini.

 

  • Perché la mia vita ha avuto questa “svolta” così inattesa?

 

Tutto è cominciato dall’incontro con un carcerato ricoverato nell’Ospedale S. Flippo Neri dove lavoravo.
Al momento di essere dimesso, mi disse in modo accorato:

“Non abbandonatemi...”.

Questo “grido” veniva dal suo profondo bisogno di ricevere “gesti di umanità” e di sentire “parole di speranza” ...
Sono stata colpita profondamente... e non solo io ma anche la mia comunità...
Ci siamo subito sentite interpellate: CHE COSA IL SIGNORE CI STAVA CHIEDENDO?

Con una mia consorella ho iniziato ad andare al carcere di “Regina Coeli” una volta alla settimana, compatibilmente agli altri impegni...

Piano piano, le visite si sono fatte più frequenti, i contatti si sono moltiplicati... fino a diventare una vera e propria “missione” a tempo pieno che la Congregazione stessa mi ha affidato...

Per seguire di più  -  ecco il testo e il video

Grazie Suor Lucia!